Il motore a scoppio rappresenta un’innovazione fondamentale nella storia della tecnologia. Il suo sviluppo, spesso attribuito al tedesco Nikolaus Otto, trova in realtà le sue radici in Italia. Padre Eugenio Barsanti e l’ingegner Felice Matteucci ne depositarono il progetto a Firenze nel 1853. La loro “macchina animata”, come la definirono, anticipa di ben nove anni il brevetto di Otto.
Un primato italiano dimenticato
Per lungo tempo, la paternità del motore a scoppio è stata erroneamente attribuita ad altri. Il Club Moto d’Epoca Fiorentino ha deciso di riportare alla luce la verità . L’associazione ha realizzato una replica funzionante del motore di Barsanti e Matteucci, basata su documenti storici.
L’obiettivo è quello di restituire all’Italia il merito di questa invenzione. L’iniziativa ha ricevuto il supporto dell’ASI, l’Automotoclub Storico Italiano, che si impegna a valorizzare il patrimonio motoristico nazionale.
Il funzionamento del motore Barsanti-Matteucci
Il motore ideato da Barsanti e Matteucci è un modello “gravi-atmosferico” a tre tempi. Funziona ad aspirazione, scoppio e scarico, senza la fase di compressione. Una serie di valvole convoglia aria e gas metano in una camera di combustione.
L’esplosione della miscela spinge il pistone verso l’alto. Il raffreddamento dei gas e il peso del pistone ne favoriscono la discesa. Il movimento viene trasmesso a una ruota dentata e poi al volano. Per l’accensione, il motore utilizza un rocchetto Ruhmkorff, un trasformatore a induzione in grado di produrre scintille.
Un contributo fondamentale al progresso tecnologico
L’invenzione del motore a scoppio ha segnato un punto di svolta epocale. Ha aperto la strada allo sviluppo di automobili, motociclette, aerei e di innumerevoli altre macchine. Oggi, a distanza di quasi due secoli, il motore a scoppio continua ad essere oggetto di studio e di perfezionamento. Ricricordare le origini italiane di questa invenzione è un atto doveroso.
Leggi ora: le news motori
Ultima modifica: 14 Gennaio 2025