L’auto decappottabile è da sempre un oggetto del desiderio e sicuramente non soltanto per i costi proibitivi, ma anche per le caratteristiche intrinseche di un’auto pensata soprattutto per il divertimento. Parliamo di cabriolet o di spider, vetture di nicchia da sempre, ed oggi ancor di più. Viste più nei film che su strada, prodotte da case automobilistiche di categoria superiore, esse però sono poco pratiche per una famiglia, di sicuro sono buone come seconda o terza auto e sempre per chi possiede un garage, inoltre sono grandi consumatrici di carburante. Forse per tutte queste ragioni sono state sempre considerate auto da ricchi. E se questo poteva essere un giudizio del secolo scorso, dal 2001 in poi il binomio auto cabrio – ricchezza diventa un pregiudizio puro.

Il boom delle cabrio low cost

Irrompono sul mercato auto decappottabili prodotte in serie e ricavate da modelli due volumi alla portata di tutti. Peugeot ha partecipato all’inizio di questa nuova era a metà degli anni ’80, lanciando la piccola 205 cabrio: una low cost che fece innamorare giovani e meno giovani. Spartana con i suoi sedili posteriori scomodi e un bagagliaio ridottissimo, ma perfetta per trasportare altri amici da portare in spiaggia. Inoltre, aveva una buona dotazione di sicurezza per l’epoca: il rollbar non era una cosa scontata. Prima ancora, Fiat aveva prodotto la sua Ritmo Cabrio.

Ma è con il nuovo millennio che le decappottabili a basso costo conquistano un po’ tutti, rendendo più abbordabile il sogno di girare con i capelli al vento e sentirsi parte del paesaggio che cambia, chilometro dopo chilometro. È come viaggiare in moto, ma più rilassati, senza dubbio anche più comodi e scatenando le invidie di chi non può permettersi di non avere un tettuccio sulla testa.

Tutte le case automobilistiche sfoggiano modelli cabrio destinati al grande pubblico, ma è una fortuna che dura poco. Nonostante siano nati modelli capaci di garantire quattro comodi posti e un buon bagagliaio, ed anche se la capotte viene automatizzata, il declino delle cabrio coincide con l’avanzata dei suv e dei crossover. Ciò avviene per questioni di praticità, per avere una guida “alta”, e per godere dello spazio necessario.

Eppure, qualche timido segnale di un ritorno all’auto decappottabile c’è: si cominciano a produrre suv compatti coupé e cabriolet. Non ci sono ancora grandi numeri che possano spingere a produzioni di massa, ma almeno non è tramontata del tutto un’idea, uno stile di guida. Parlare di tetto panoramico a un appassionato di cabrio significa, però, andare sicuramente incontro a strali infuocati. Non è la stessa cosa: più di uno spiderista convinto dirà che una passione è una passione.

In velocità e in sicurezza

Allora tutti gli inconvenienti strutturali passano in secondo piano, anche perché chi possiede una spider o una cabriolet sa bene che esistono piccoli accorgimenti per superare le difficoltà e godersi appieno un viaggio en plein air, anche in autostrada. Lo “spiderista” convinto, innanzitutto, sa bene che ciclicamente si presenta la diceria del divieto di circolazione per le cabrio in autostrada. Nonostante non si trovi alcuna traccia nel codice della strada o della normativa relativa alla sicurezza stradale in generale, i forum online sono zeppi di informazioni sbagliate al riguardo. Se avete una cabriolet o una spider, imboccate un casello in piena tranquillità: ne avete tutto il diritto.

Sfatiamo subito un altro falso mito: non è vero che c’è il pericolo di essere colpiti da insetti o detriti, che a una certa velocità possono rivelarsi addirittura fatali. Capitò a Massa nel gran premio d’Ungheria, ma il pilota brasiliano non aveva un parabrezza montato sulla sua monoposto. In ogni caso, non è consentito sfrecciare a 200 chilometri orari in autostrada. Proprio il parabrezza mette al riparo da simili inconvenienti: è studiato apposta e protegge adeguatamente da insetti o detriti anche a una certa velocità. A seconda della velocità che si vuole toccare e mantenere in viaggio, è bene sapere che dai 90 chilometri orari in poi bisogna fare i conti con le turbolenze. Meglio avere i finestrini alzati e se possibile utilizzare un frangivento, perfetto sulla spider, mentre costringe a sacrificare il sedile posteriore sulla cabrio.

In caso di pioggia

Se all’improvviso si dovesse incontrare un po’ di pioggia, niente paura: basta occupare la corsia più lenta, se non quella di emergenza. Per le auto con la capotte elettrica è sufficiente ridurre la velocità di marcia al di sotto dei 50 chilometri orari; l’ideale sarebbe tra i 20 e i 40. Il meccanismo, che ha grossomodo le stesse caratteristiche su tutte le vetture dotate, funziona senza particolari difficoltà e l’operazione si conclude in meno di un minuto. Diverso è se occorre tirare su a mano la capotte di tela. Se un’area di servizio o una piazzola di sosta non sono nelle immediate vicinanze, si può utilizzare la corsia di emergenza, a patto di scendere indossando il giubetto catarifrangente e posizionare il triangolo, per poi tirare su la capotte e ripartire: è un’operazione che non comporta più di cinque minuti in tutta sicurezza. In ogni caso è difficile che si presenti un acquazzone insostenibile per il tempo necessario a trovare una piazzola di sosta, inoltre a una certa velocità e se non si è incappati in un diluvio universale, non si rimediano più di poche gocce d’acqua.

Occhio alla salute

Nelle condizioni climatiche opposte, ovvero con un gran sole, meglio proteggersi con un cappellino, ben ancorato ovviamente: le autostrade non sono certo viali alberati e, se il viaggio è lungo, l’insolazione è da mettere in conto. Se anni fa le auto decappottabili erano di nicchia, lo sono ancora di più oggi: vere mosche bianche tra la marea di suv e crossover, il che è un motivo in più per farsi notare sfrecciando in autostrada.

L’ultimo accorgimento da adottare per un viaggio en plein air riguarda l’udito. Le decappottabili a una certa velocità sono rumorose, e non tanto per il motore in sé, quanto per il fruscio del vento o per il rumore degli altri veicoli. È stato calcolato che un’andatura tra gli 80 e i 110 chilometri orari può produrre livelli di decibel pari o superiori a quelli causati da un martello pneumatico. L’esposizione frequente o prolungata a questi rumori porta addirittura a danni permanenti all’apparato uditivo. Non rinunciate alla capotte aperta in autostrada, ma se il viaggio è lungo dei comunissimi tappi per le orecchie saranno i vostri migliori alleati.

Ultima modifica: 24 Agosto 2018