L’atto fondativo fu sottoscritto l’1 luglio del 1899 e 120 anni di storia della Fiat corrispondono senza dubbio a un pezzo di storia italiana in senso lato, dall’industria all’economia, dal design al costume.

Raccontare l’evoluzione di un’azienda, nata dall’ambizione di un manipolo di aristocratici, imprenditori, borghesi danarosi ed emergenti, è come raccontare un po’ l’evoluzione dell’Italia, negli anni successivi all’Unificazione, fino ai giorni nostri.

Fiat, la nascita di un mito italiano

Pochi forse sanno che la FIA, poi divenuta FIAT, inizialmente non appartenne alla famiglia Agnelli, o a quello che è considerato il capostipite della famiglia che ha “regnato” in Italia ben oltre la caduta di Casa Savoia, quel Giovanni Agnelli, divenuto poi senatore e passato indenne o quasi dalle accuse di sostegno al fascismo.

Il vecchio Agnelli subentrò nella guida della Fiat otto anni dopo la sua fondazione, nel 1907, quando all’interno del gruppo dei fondatori Emanuele Cacherano di Bricherasio e Cesare Goria Gatti, il banchiere Michele Ceriana Mayneri, il conte Roberto Biscaretti di Ruffia, il possidente Lodovico Scarfiotti, il marchese Alfonso Ferrero de Gubernatis Ventimiglia, l’avvocato Carlo Racca, l’agente di cambio Luigi Damevino e l’industriale della cera Michele Lanza, si aprì una crepa dovuta allo scetticismo di Lanza che decise di uscire dall’assetto societario, cedendo parte delle sue quote proprio a Giovanni Agnelli.

Quest’ultimo subentrò nella presidenza proprio all’amico che lo aveva coinvolto, Ludovico Scarfiotti. Il capitale versato inizialmente era di circa un milione di lire, che oggi corrisponderebbero a circa 4 milioni di euro. Una somma considerevole per l’epoca, che permise di avviare la produzione già nel 1899 con la prima vettura, la 3½ HP. Ne furono messi in commercio soltanto otto esemplari nel 1899, ma tanto bastò per lanciare la Fabbrica Italiana Automobili Torino nel panorama automobilistico italiano e internazionale.

Fiat e l’edificio del Lingotto

Già nel 1916 comincia la costruzione del modernissimo stabilimento del Lingotto di Torino. Un edificio avveniristico, per l’epoca, che sopra i suoi cinque piani aveva una pista per tetto e lì sarebbero stati provati i modelli. Nel 1923 la produzione si sposta dalle officine di corso Dante Alighieri al Lingotto, e comincia la vera storia industriale di Fiat. Non solo vetture, ma anche autocarri, mezzi marini, autobus, motori per l’aviazione. e mezzi da lavoro: la produzione si diversifica e nasce quella che oggi chiameremmo una moderna holding, sotto il controllo di Giovanni Agnelli, che intuì subito come la riconversione della produzione per l’industria bellica avrebbe rilanciato la Fiat.

Il senatore Agnelli però al termine della seconda Guerra Mondiale fu costretto al lasciare la gestione dell’azienda, colpita e danneggiata dai gravi bombardamenti. Ci fu un periodo di commissariamento da parte del governo provvisorio che durò fino al 1946, ma Giovanni Agnelli non riuscì a vedere che lo stesso Governo che lo aveva accusato di collaborazionismo con il Fascismo, aveva affidato poi la Fiat a un suo uomo, Vittorio Valletta, anch’egli accusato di vicinanza al Partito Fascista, ma poi reintegrato nel ruolo di amministratore delegato, che lo stesso Agnelli di aveva affidato nel 1939.

Valletta comincia l’azione di rilancio dell’azienda, che adesso deve guardare a un mercato fatto di famiglie, di persone che vogliono ricostruire l’Italia e proiettarsi nel futuro. Nel 1939 è già stato inaugurato lo stabilimento di Mirafiori. Torino è già una capitale dell’automobile, perché si era ormai capito che nonostante una guerra in corso, la via dell’utilitaria si rivelerà sempre più la scelta vincente. Nel 1936 è stata lanciata la Fiat 500, che non è ancora la piccola e rotonda vetturetta che abbiamo conosciuto in seguito, ma inaugura comunque una strada, quella dell’auto di piccola cilindrata, che sia accessibile a tutti. Le auto Fiat sono già diffuse come Taxi anche in altri paesi europei, come in Francia, ma è negli anni 50 e 60 che la casa automobilistica di Torino conosce il suo vero boom e in un certo senso anticipa il grande rilancio economico italiano.

Il 1954 è l’anno della 600, che viene prodotta in quasi un milione di esemplari, tutti messi in commercio prima che tre anni più tardi arrivasse l’auto destinata a invadere le strade italiane. Nel 1957 fa il suo ingresso la 500 e grazie al sistema di pagamento con le cambiali, la Fiat conquista il mercato, ma soprattutto i sogni degli italiani. Gli anni 50 per Fiat sono contrassegnati anche dalla produzione dalle prima auto italiana con una motorizzazione diesel. E’ la 1400 e rimarrà per un bel po’ di anni nella produzione della casa torinese.

La Fiat e il regno di Gianni Agnelli

Gli anni 50 e 60 rappresentano anche l’espansione estera della Fiat, che comincia a impiantare stabilimenti in Europa, in America e in Asia. E la vocazione “imperialista” sarà ancora più marcata con l’ingresso dell’uomo che ha segnato più di chiunque altro la storia della Fiat. Gianni Agnelli. O più semplicemente l’Avvocato. Nipote del senatore, che aveva perso il figlio Edoardo in un incidente aereo quando era molto giovane, Gianni apprese i rudimenti del mestiere proprio da Valletta, ma poi, quando nel 1966 assunse il comando della Fiat lasciò netta la sua impronta.

Auto indiscusse protagoniste del mercato italiano ed estero nascono sotto la guida di Gianni Agnelli. come non citare la 126, poi la 127, la Panda, la Uno, e ancora la Ritmo, la 131 e l’Argenta, la Tipo, la Punto. Auto che hanno contrassegnato la crisi e la grande ripresa della Fiat, che nel frattempo aveva diversificato le proprie attività, entrano nella produzione di autocarri, autobus, treni, motori per aerei e acquisendo altre case automobilistiche come Alfa Romeo, Ferrari, Autobianchi, Lancia. Gianni Agnelli rimase alla guida di Fiat fino al 1996, quando compì 75 anni e per statuto non poteva più detenere cariche operative. Passa la mano a un manager con cui il rapporto è stato anche conflittuale, Cesare Romiti, che resterà soltanto per due anni. Nel 1998 ai vertici di Fiat c’è Paolo Fresco.

Fiat, la pesante eredità dell’Avvocato

L’Avvocato avrebbe voluto che Fiat andasse nelle mani del nipote prediletto, Giovannino Agnelli, già protagonista del rilancio assoluto della Piaggio. Ma il giovane e brillante figlio di Umberto Agnelli muore nel 1997 per un tumore. Edoardo, il figlio di Gianni, è poco incline agli affari e all’industria. Fresco guiderà Fiat fino al 2003, quando Umberto Agnelli, ancorché malato di tumore, assume la presidenza per gestirla appena un anno, fino alla morte.

Toccherà a Luca Cordero di Montezemolo guidare la Fiat, fino al momento in cui gli subentrerà l’erede designato dallo stesso Gianni Agnelli, il nipote John Elkann. Ma nel 2004 irrompe sulla scena Fiat l’amministratore delegato Sergio Marchionne, che fino allo scorso anno, quando è improvvisamente venuto a mancare, ha guidato la profonda trasformazione di Fiat in uno dei grandi gruppi automobilistici del mondo, con l’acquisizione della Chrysler di Detroit e la trasformazione in FCA, Fiat Chrysler Automobiles.

Ultima modifica: 30 Aprile 2019