L’ultimo allarme arriva dall’ONU, l’inquinamento atmosferico è tra le prima cause di morte in tutto il mondo, stime terribili che parlano di un morto ogni 5 secondi, 800 in un’ora e ben sette milioni ogni anno. E se il dito da sempre viene puntato contro le automobili – giustamente – anche i report del 2018 dell’Agenzia europea e dell’Organizzazione mondiale della Sanità specificano come il riscaldamento domestico e le emissioni dell’agricoltura facciano più danni delle macchine.
UN FENOMENO IN COSTANTE PEGGIORAMENTO
In Europa, secondo l’Agenzia europea dell’Ambiente (EEA), quasi 4 milioni di persone vivono in aree urbane dove ogni giorno vengono superati i limiti dei principali inquinanti dell’aria, in particolare PM10, biossido di azoto e ozono. Di queste persone ben il 95% vive nel Nord Italia. Un dato allarmante, che dovrebbe far riflettere sui rischi che tutto ciò comporta per la salute. Lo stesso rapporto della EEA parla di circa 422mila decessi dovuti all’inquinamento in 41 paesi europei nel 2015, di cui circa 391mila nei 28 stati membri dell’UE. L’Italia è al secondo posto in Europa per morti per PM 2.5 (le polveri più sottili e dunque più pericolose) dopo la Germania, e al primo per le morti da biossido di azoto (20.500) e per l’ozono (3.200).
LE CAUSE DELL’INQUINAMENTO ATMOSFERICO
I principali imputati sono da sempre le emissioni delle autovetture e dei veicoli a utilizzati per il trasporto merci. Ma è davvero solo questo la causa dell’inquinamento atmosferico? Fatto salvo che le politiche contro l’uso indiscriminato delle automobili e dei camion che inquinano di più è un toccasana per la salute dei cittadini e per l’ambiente, bisognerebbe attuare la stessa politica verso quelli che sono i fattori più inquinanti per l’aria che respiriamo ogni giorno: l’agricoltura, il riscaldamento domestico e le emissioni industriali.
LE EMISSIONI DELL’AGRICOLTURA
Il report 2018 della EEA, oltre a confermare che il trasporto su strada è una delle fonti principali di inquinamento atmosferico, sottolinea come gran parte delle emissioni di particolato (PM), biossido di azoto (NO2) e ozono troposferico (O3) (le sostanze che causano il maggior danno alla salute umana) sono da associare alle attività agricole. La relazione dell’Agenzia europee per l’Ambiente dimostra come il settore agricolo sia responsabile di oltre il 90% delle emissioni di ammoniaca nell’UE, con punte del 96% – secondo il report della Fondazione per lo sviluppo sostenibile – nel nostro Paese.
I DANNI DEL RISCALDAMENTO DOMESTICO
Impianti sempre più vecchi, con poca manutenzione, alimentati con caldaie a carbone e soprattutto a gasolio che hanno più di 30 anni e che inquinano molto di più rispetto alle emissioni, seppur dannose, delle automobili. Un inquinamento da biomasse dovuto anche alla gran quantità di stufe a pellet e a legna, che riscaldano le case e inquinano moltissimo l’aria che respiriamo ogni giorno. La soluzione, in questo caso, potrebbe essere la stessa che si studia e si mette in pratica per le automobili da molto tempo. Trovare fonti alternative di energia che siano pulite e meno inquinanti, tenere in efficienza gli impianti con una manutenzione periodica e diminuire l’uso degli impianti di riscaldamento, accesi in maniera indiscriminata per molto tempo e anche quando non esiste un reale bisogno.
Ultima modifica: 6 Marzo 2019