Sandro Corapi, nella sua esperienza da mental coach quanto conta l’aspetto mentale in sport come la Formula 1 o la MotoGp, in cui l’uomo deve relazionarsi con un mezzo meccanico?
“L’aspetto mentale è fondamentale. Quello dei motori è un mondo che si basa non solo sulle abilità tecniche in pista del pilota, ma anche su un rapporto che apparentemente potrebbe sembrare freddo, quello tra uomo e macchina. Invece esiste una componente emotiva che li accomuna fortemente, il famoso feeling con il proprio mezzo di cui tanto parlano i piloti. Oltre a questo, c’è anche l’aspetto ambientale. È fondamentale per un pilota sentire la fiducia della squadra, dal capo meccanico a tutti gli altri membri“.
Il fatto di correre da soli quanto influisce? Che tipo di esercizi possono fare i piloti per mantenere alta la motivazione prima e durante la gara?
“Il fatto che corrano da soli fa capire quanto conti l’aspetto mentale. Le abilità tecniche non potrebbero essere ben espresse se non si riescono prima a creare determinate condizioni giuste. Prima di una competizione, ma anche nella preparazione delle prove stesse, è determinante l’aspetto della concentrazione. Un pilota crea due volte un’ottima performance: prima nella sua mente e poi in pista. Così un pilota può avere un alto livello di concentrazione, di assoluto isolamento dall’ambiente che lo circonda, pur rimanendo sempre lucido. Questo fa la differenza tra essere un grande campione e un normale pilota“.
Parlando di casi concreti, sembra che Hamilton abbia non solo un’ottima macchina, ma anche una grande forza mentale. È d’accordo? E cosa conta di più delle due?
“A parità di condizioni, la forza mentale fa la differenza. Hamilton ha dimostrato di avere una forza interiore semplicemente straordinaria. Soprattutto negli ultimi anni è maturato tantissimo, quindi di sicuro questo è dipeso anche da un allenamento quotidiano. Un qualcosa che va oltre la preparazione fisica, che pure ci deve assolutamente essere. Ma subito dopo viene l’allenamento mentale, la forza della concentrazione. E ci sono tante tecniche che mettono un pilota nelle condizioni di esprimere al meglio il proprio potenziale“.
Situazione diversa invece in casa Ferrari, dove sembra esserci più confusione: quanto incide questo nella serenità di un pilota? E come si può uscirne?
“Il disordine ambientale incide sulla tranquillità e sulla sicurezza di un pilota. Generalmente la confusione regna quando ci sono discordie interne o atteggiamenti sbagliati da parte di qualcuno nel gruppo, dove non c’è coesione. Il pilota ne risente particolarmente, essendo lui il principale artefice del risultato. Lì deve uscire il suo carattere nel pretendere ordine e serenità all’interno della squadra corse“.
Una menzione anche per Valentino Rossi, che a 41 anni ancora non molla e resta un esempio per tutti. Dove si trova la forza per andare avanti? Ma anche, quanto è difficile smettere dopo una carriera così brillante?
“La forza di Valentino Rossi è nell’aver trovato il giusto equilibrio tra talento, passione e divertimento. Per lui correre è passione e questa passione lo fa divertire. Poi ci metti il talento ed ecco il campione che abbiamo potuto ammirare nel corso di questi anni. Il fatto che a oltre quarant’anni si esprima ad alti livelli denota che le abilità mentali crescano con il passare degli anni, soprattutto quando vengono allenate costantemente. Di sicuro quando si smette, dopo tanti anni con una carriera così brillante, non è assolutamente semplice affrontare il post-agonismo. Ma un campione che ha dimostrato tanta forza mentale è in grado di spostare i suoi obiettivi e trovare altre motivazioni“.
In generale l’aspetto mentale è sempre più importante nello sport di oggi: quanto è stato difficile per gli sportivi gestire una stagione così particolare, con il Covid, il rinvio delle Olimpiadi e tutte le ansie e paure che ne sono derivate? E quali passi bisogna fare per tornare alla “normalità”?
“Un atleta vive per queste competizioni, sono il suo sogno. Proprio in virtù di questo sogno in parte infranto, si è generato uno scompenso emotivo a livello di motivazioni, ma la demotivazione passa nel momento in cui c’è un motivo più che ragionevole per accettare questo rinvio. Dispiace per quegli atleti che avevano in questa occasione l’ultima chance per disputare una manifestazione così importante, ma bisogna farsene una ragione perché la vita va avanti ugualmente. Per gli altri invece si è semplicemente spostato l’asse temporale“.
Nel suo libro “Nella testa del campione” racconta i segreti per eccellere nello sport, ma anche nella vita. Quali sono gli aspetti più importanti per diventare un campione? Su cosa bisogna lavorare maggiormente?
“Si deve puntare su tantissimi aspetti: mentali, fisici, tecnici e tattici. Ma tra tutti questi, per uno sportivo che vuole diventare un campione, quello mentale è predominante su tutti. Il talento, se non è allenato, rischia di perdersi, e in questi anni abbiamo visto tantissimi atleti che, seppur talentuosi, per problemi “mentali” come indisciplina, carattere irrequieto o incontrollabile, non sono riusciti a esprimersi al meglio. In questo libro ho voluto dare un taglio prettamente mentale su tutte le dinamiche che riguardano la vita in generale, e nello specifico nell’ottimizzazione delle prestazioni di uno sportivo“.
Ultima modifica: 16 Dicembre 2020