La pandemia non frena i sognatori soprattutto se miliardari. E il grande sogno di Elon Musk è coltivare rose su Marte. Ne parlava già diciassette anni fa quando cominciò a fabbricare auto elettriche.
Fu il suo primo sogno. Auto elettriche? Una follia, lo schernivano i concorrenti. E invece tutte le grandi case sono state costrette a corrergli dietro. Ora che si appresta a lanciare nello spazio la sua prima nave spaziale, nessuno si azzarda a prenderlo in giro.
Elon Musk, non ancora cinquantenne, fa sul serio. Il suo missile Falcon con la capsula Dragon si alzerà domani (notte su giovedì in Italia) – tempo permettendo – dal Kennedy Space Center, la famosa base spaziale della Nasa.
Destinazione la Stazione Spaziale Internazionale ruotante attorno alla Terra. Destinazione provvisoria, perché quella finale sarà il pianeta rosso, dove Elon Musk intende costruire una città e, appunto, far crescere le sue rose.
Quando? Una dozzina di anni, al massimo. Il tycoon vuole assistere alla realizzazione del sogno. Ci pensa – ricorda – da vent’anni, da quando cioè vendette PayPal e Zip2. Dalla sera alla mattina divenne miliardario a palate.
Ma anziché darsi alla finanza o comprarsi un’isola nei Caraibi, si pose due obiettivi: lo spazio e le auto a batteria. Alla testa dell’azienda spaziale mise Gwynne Shotwell, ingegnere, una bionda robusta che veniva dall’Illinois.
Carattere opposto: calcolatrice e prudente quanto l’altro è imprevedibile e impulsivo. Anche lei però con il pallino dello spazio. Anche lei certa di battere la Nasa. Eppure sino a una decina di anni fa, la Nasa era perfettamente operativa.
Obama e la Nasa
I suoi shuttle andavano in orbita e rientravano sulla Terra come aerei di linea. Poi arrivò Obama. In piena crisi finanziaria tagliò i bilanci federali. Prima vittima la Nasa. Le sue astronavi finirono negli hangar o nei musei a cielo aperto.
I suoi astronauti per raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale dovevano chiedere un passaggio ai russi, i cui Soyuz erano sostanzialmente quelli del secolo scorso. Una mortificazione per una nazione che i russi li aveva battuti nella corsa alla Luna.
I grandi imprenditori nello spazio
Così nella paralisi del governo federale si sono inseriti i privati. Non c’è solo Musk. Ci sono altri miliardari impegnati nella conquista dello spazio. Per esempio Jeff Bezos, quello di Amazon. Vuole raggiungere gli asteroidi ed estrarne minerali preziosi. Ma Elon Musk sarà il primo.
Mercoledì entrerà nella storia, proprio mentre l’America per colpa del virus cinese entra nella Depressione più grave dal 1929. Un segnale di riscossa. La Nasa gli presta due suoi astronauti, Doug Hurley e Bob Behnken. Lo ospita nel leggendario Kennedy Center. Lo assiste nelle spese organizzative. Ma il bottone lo premerà lui, il boss visionario, Elon Musk. La Nasa è passé.
Cesare De Carlo
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Ultima modifica: 26 Maggio 2020