La grande sfida è l’auto elettrica. Carlos Tavares, che sarà il numero uno per almeno cinque anni del nuovo colosso in via di formazione con la fusione di Fiat Chrysler e Peugeot Citroën, l’ha ammesso nel primo incontro con gli analisti.
«I consumatori chiederanno mobilità pulita ma ovviamente anche abbordabile», ha detto ieri il numero uno di Psa, in conference call con l’attuale capo di Fca, Mike Manley, che resterà nel gruppo con un ruolo esecutivo.
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Dalle nozze nasce la quarta casa automobilistica al mondo dopo Volkswagen, Toyota e GM, con 8,7 milioni di veicoli all’anno (Renault Nissan Mitsubishi ne sforna 10 milioni ma non si tratta di un’unica azienda), e la terza sotto il profilo dei ricavi congiunti, di quasi 170 miliardi di euro di fatturato.
Le nozze saranno un’operazione transcontinentale da 50 miliardi di euro di capitalizzazione, che si porterà dietro una serie di complessità da rompicapo.
A cominciare dai quattordici marchi – più di quelli di Volkswagen – da aggregare nella fusione.
La gestione di questi marchi (e dei relativi stabilimenti) sarà essenziale per determinare la riuscita dell’operazione.
La fusione alla pari, che genererà sinergie stimate di 3,7 miliardi di euro senza chiudere stabilimenti, sarà perfezionata in 12-15 mesi, per superare il consueto esame dell’antitrust, su cui però Tavares è assolutamente sereno.
«Abbiamo trattato molto bene questo argomento e siamo a nostro agio sulla questione», ha puntualizzato il manager, che non teme stop all’operazione.
Prima del closing, i due gruppi distribuiranno un dividendo ordinario di 1,1 miliardi. In più, Fca distribuirà un dividendo straordinario di 5,5 miliardi ai propri azionisti, che così riceveranno in tutto 6,6 miliardi.
Il nuovo gruppo avrà una presenza geografica molto più bilanciata, con il 46% dei ricavi generati in Europa e il 43% in Nord America. Dopo il closing Tavares intende rafforzare la strategia per recuperare sui concorrenti in Cina. L’utile operativo corrente dei due gruppi combinati è di oltre 11 miliardi di euro e il margine operativo è del 6,6%. «Questa è una fusione tra due compagnie sane, in utile e dobbiamo essere capaci di fare leva sulle forze dei due gruppi, che sono complementari», ha detto il nuovo numero uno.
«Il nostro obiettivo comune, nella nuova era della mobilità sostenibile, è quello di essere pionieri nello sviluppo di tecnologie rivoluzionarie, con prodotti innovativi e soluzioni all’avanguardia», gli ha fatto eco in una lettera ai dipendenti John Elkann, che sarà il presidente della nuova società e il primo azionista con il 14% del capitale.
Al secondo posto ci saranno la famiglia Peugeot e lo Stato francese con il 6%, mentre la cinese Donfeng ha intenzione di scendere al 4,5%. La nuova capogruppo avrà sede in Olanda e sarà quotata a Parigi, Milano e a New York.
La questione degli stabilimenti
Soddisfazione è stata espressa anche dai governi di Francia e Italia, che vigileranno sulla promessa del gruppo di non chiudere stabilimenti.
«Questa operazione pone le basi per accelerare lo sviluppo e il passaggio verso modelli a basse emissioni e minor impatto ambientale, con importanti ricadute positive anche sul nostro Paese», ha detto il ministro dell’Economia italiano, Roberto Gualtieri.
La firma del memorandum tra Fca e Psa, gli ha risposto il collega francese, Bruno Le Maire, è «un’ottima notizia per la Francia, per l’Europa e per la nostra industria automobilistica».
Elena Comelli
Ultima modifica: 19 Dicembre 2019