Le stragi del sabato sera. Polizia: pochi controlli, siamo all’osso

1965 0
1965 0

Sta tornando l’incubo delle stragi del sabato sera.

Cosa succede, agente Marino?

«Troppi comportamenti fuorilegge alla guida – risponde Salvatore Marino, vice presidente del sindacato Sap in servizio nella polizia stradale a Genova –: è tornata l’abitudine di bere troppo e mettersi la volante, così come sta crescendo a dismisura l’uso del cellulare. Noi siamo molto preocuppati. Quando ritiriamo una patente vuol dire che abbiamo salvato una vita: quella persona non era in grado di guidare e forse avrebbe provocato dei morti. Anche le cinture spesso non vengono indossate».

Incidente a San Gregorio di Veronella, dove sono perite madre e figlia (ANSA)􏰺􏰙􏰗􏰜􏰖
Incidente a San Gregorio di Veronella, dove sono perite madre e figlia (ANSA)􏰺􏰙􏰗􏰜􏰖

L’Asaps denuncia «controlli sulle strade sempre più deboli pe la carenza di pattuglie».

«L’organico della Stradale non è sufficiente per fare prevenzione. Chiediamo di non chiudere i presidi: accorpare gli uffici significa levare punti di riferimento ai cittadini e allungare i tempi di percorrenza per noi».

Quanti uomini mancano?

«Si è investito poco negli arruolamenti. La Stradale dovrebbe avere 13.500 unità, con 7mila chilometri di strade da controllare. Ma siamo in 11mila e non ce la facciamo. La ricetta è quella di avere più personale in azione, la prevenzione è decisiva. Bisogna arrivare prima: esserci con le auto e le luci blu, questo fa effetto deterrente».

C’è un problema di mancanza di etilometri, a causa della revisione annuale che non si riesce a fare?

«Quello delle apparecchiature è un guaio da anni, ma non mancano solo quelle. La carenza di attrezzature è a tutti i livelli: dal vestiario ai mezzi. Contiamo decine di morti perché non tutti abbiamo il giubbotto catarifrangente e non veniamo notati nella notte. Usiamo moto che hanno 16 anni, servono più caschi e tute anti trauma».

C’è soluzione contro la distrazione da smartphone?

«Bisogna fare informazione nelle scuole, inculcando nei ragazzi il concetto che chi guida deve essere concentrato al 100%».

Cosa le dicono i giovani che vengono fermati col cellulare alla guida?

«’L’ho appena preso in mano’, ’Mi hanno chiamato un secondo fa’, ’Ho fatto solo un vocale’. I giovani sono proiettati alla giustificazione, come nel caso di guida in stato di ebbrezza: ’Ho bevuto solo una birra’, ’Ero solo a 0,9’ (il limite per i non neopatentati è 0,5 grammi per litro di alcol nel sangue, ndr). Nessuno si rende conto del pericolo».

I ragazzi non sono educati alla sicurezza. Di chi è la colpa?

«Manca la base, ovvero l’educazione in casa».

Se lei fosse legislatore, cosa cambierebbe nel Codice della strada?

«Servirebbero sanzioni più dure per chi usa lo smartphone mentre guida: subito il ritiro alla prima infrazione, altrimenti non c’è un effetto positivo. Utilizzare il cellulare comporta una seria pericolosità per tutti. Anche molti altri comportamenti illegali, come guidare sotto l’effetto di alcol, hanno sanzioni blande: io le inasprirei».

L’obiettivo delle zero vittime sulle strade nel 2050 è ancora possibile?

«Lo possiamo raggiungere anche prima, ma dobbiamo iniziare a coprire il territorio 24 ore su 24, se crediamo davvero nella sicurezza».

Pensa che abbia influito nella recrudescenza delle morti l’assenza di campagne di sensibilizzazione contro l’abuso di alcol e droghe?

«Assolutamente. Non basta veicolare il messaggio che la sicurezza è un bene di tutti solo da maggio a settembre, poi da ottobre si ferma tutto. La Stradale da anni va nelle scuole per fare entrare i messaggi di sicurezza. E giriamo l’Italia con due pullman azzurri dotati di aula multimediale. Peccato che uno di questi sia fermo ai box da agosto scorso per mancanza di fondi: avrebbe bisogno di manutenzione perché è vecchio».

Alessandro Belardetti

Ultima modifica: 16 Dicembre 2019

In questo articolo