Giorgetti «con la furia ideologica e etica per l’elettrico rischiamo l’autogol»

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In una intervista al Corriere della Sera,  il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, è stato molto chiaro sul mondo dell’auto e le conseguenze delle decisioni dell’Europa in merito

«La penso come Tavares. Va abbattuta la CO2, sì. Ma manca una valutazione industriale, sulla sovranità tecnologica e l’autonomia strategica dell’Europa. In tutta questa febbre per l’auto elettrica, chi fornisce le materie prime è la Cina. È lì il controllo di gran parte del litio, cobalto, silicio. Significa mettere il primo settore manifatturiero d’Europa in mano ad altri, lontano da noi. Possibile che nessuno ci pensi?».

Non è una imposizione diretta sull’elettrico, ma la richiesta della UE di abbandonare il motore a combustione tradizionale entro il 2035 suona come tale.

«No, ma l’impostazione è chiara. Quando alla Cop26 di Glasgow c’è stata la dichiarazione sull’ineluttabilità dell’elettrico, solo la Germania e noi abbiamo votato contro. Draghi era d’accordo? Mi ha chiamato, mi ha chiesto perché mi ero opposto e gliel’ho detto. Siamo per il principio di emissioni zero, ma sulla base della neutralità tecnologica. L’idrogeno può diventare competitivo. E in Italia abbiamo brevetti fra i più avanzati nei biocarburanti. Perché non viene riconosciuto? E anche l’auto ibrida, che ora non piace, può avere un ruolo. Soprattutto in assenza di una rete adeguata di colonnine di ricarica. Con questa furia per l’elettrico ideologica, etica, rischiamo l’autogol».

Futuro incerto

Prospettive problematiche per quanto riguarda l’industria dell’auto in Italia, legata anche come forniture di componenti a grandi Gruppi.

«Se Volkswagen punta sull’elettrico, siamo molto esposti».

Chiosa Giorgetti. A rischio, come hanno sottolineato le associazioni del settore, ci sono oltre 70.000 posti di lavoro.

Ultima modifica: 14 Febbraio 2022