Quando in Fiat decidevano gli italiani

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di Bruno Villois

Tempi molto diversi quelli in cui regnava in Italia la grande Fiat di Giovanni Agnelli e Cesare Romiti. Per oltre 3 decenni ha rappresentato il principale riferimento del sistema manifatturiero italiano, con oltre 200mila occupati diretti e 3-4 volte tanto indiretti.

Gianni Agnelli e Cesare Romiti (Ansa)
Gianni Agnelli e Cesare Romiti (Ansa)

Una vera forza della natura che pure ha vissuto alti e bassi di rilevante importanza ma che, ogni volta, ha avuto la capacità di rialzare la testa e continuare ad essere stampella dell’economia e, grazie al rapporto privilegiato con Mediobanca di Cuccia, anche della finanza.

Gianni Agnelli
Gianni Agnelli

Fiat, nel passato un riferimento e una sicurezza per gli italiani

La Fiat aveva costituito una filiera essenziale per il nostro sistema socio-economico grazie anche al fatto che ogni decisione era assunta totalmente in Italia da Italiani.

Molti hanno sempre pensato che la scuderia Fiat ottenesse troppi favori dallo Stato: vero, ma il fatto che ad essa fossero legate decine di migliaia di medie e piccole imprese imponeva che dovesse essere il maxi beneficiario dei sostegni pubblici.

Gran cosa sarebbe se oggi ci fossero più capi filiera a capitale italiano per il nostro manifatturiero della componentistica. Sarebbe sostanziale che si ripuntasse a creare grandi gruppi a capitale privato italiano, basato su fusioni favorite da una fiscalità accomodante e burocrazia limitata, in modo da favorire una crescita anche per l’intera sottostante filiera, che verrebbe rafforzata e tratterebbe le commesse con imprese di livello mondiale, le cui decisioni sarebbero però assunte in Italia e con specifici interessi per il nostro Paese.

Gianni Agnelli ed Enzo Ferrari

Importante offrire più tutele alla filiera nostrana, consentendogli di decidere con maggior indipendenza se operare o meno per quei capi filiera stranieri che impongono condizioni di scarsa redditività.

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Ultima modifica: 30 Gennaio 2023