Il Marchio M, dal 1973 il brand sportivo di Bmw, taglia il traguardo dei 50 anni in gran forma, anzi con una dotazione ‘muscolare’ in costante crescita grazie all’infaticabile palestra dei tecnici bavaresi. Bmw Italia ha voluto celebrare questo primo mezzo secolo di successi, in pista e sui mercati ( quello italiano è fra i primi al mondo per la divisione BMW M), con una giornata all’autodromo Marco Simoncelli di Misano Adriatico.Â
L’incontro è stata anche l’occasione per il presidente e amministratore delegato di Bmw Italia, Massimiliano Di Silvestre, di proiettare il futuro non solo del marchio M, ma dell’intero gruppo Bmw, una multinazionale del motore che racchiude anche Mini, Rolls-Royce e la divisione motociclistica, Nel 2021 sono stati venduti 2,5 milioni di automobili e quasi 200mila motoveicoli in tutto il mondo. Col lavoro di 119mila dipendenti, per ricavi pari a 111 miliardi di euro.
E’ un futuro per cuori forti e portafogli gonfi quello che prevede lo sbarco della M coronata dal blu, viola e rosso nel mondo dell’elettrico e dell’ibrido. Una ‘M’ elettrica, messa così, ha quasi del sacrilego, ma quando Di Silvestre snocciola i dati…
Bmw i4M50: 544 cavalli declinati sul piacere della guida per un’autonomia di oltre 500 chilometri, appena lanciata sul mercato. A ruota sarà seguita dalla Bmw iX M60, il veicolo elettrico più potente della gamma, Sviluppato dalla divisione M fin dalla radice per raggiungere i 620 cavalli e il classico ‘zerocento’ in meno di 4 secondi.
Ai fortunati posteri i tecnici bavaresi riserveranno anche la XM, presentata in forma di concept lo scorso anno, e che segnerà il solco stilistico dei futuri modelli M. In ogni caso, non si farà mancare nulla: propulsore ibrido e 750 cavalli, poco meno di quelli di una F1. Sarà prodotta negli Stati Uniti, mercato più incline a simili mostri.
Giusto il tempo di togliere i veli alla M4 GT3, una belva da corsa da 600 cavalli che con i piloti Timo Glock ( una leggenda delle ruote coperte) e Jens Klingmann parteciperà al campionato italiano Gt 2022 sfidando Lamborghini, Ferrari, Mercedes, Audi, Porsche sui più importanti autodromi della penisola e poi si viene catapultati nella tana del brand M, la pista. Che farebbe scempio delle nostre velleità se non fosse per la rassicurante assistenza degli istruttori della Bmw Driving Academy. Una scuola di guida sicura o sportiva (ma anche racing volendo) aperta dall’ex pilota di F1 Siegfried Stohr nel lontano 2006.
Il primo impatto con i cordoli non è però davanti a un volante con la M al centro. La prova è facoltativa, ma la passione con la quale gli istruttori ‘raccontano’ questa Serie 1 128ti, comunque un giochino da 265 cavalli, impone di salire a bordo. Questa è la vettura riservata agli allievi diversamente abili. Che dal 2016 possono partecipare ai corsi assieme ai compagni che guidano auto tradizionali.
La pedaliera, murata da una lastra di lamiera, è il primo impatto un po’ scioccante. Il resto è più assimilabile. Cambio automatico, quindi si può dimenticare, acceleratore elettronico a cerchiello, un anello che corre all’interno del volante, facilmente azionabile con i pollici in qualunque condizione di guida, freno a mano, cioè una leva più o meno sopra alla leva del cambio, che va premuta con la mano destra (alla fin fine la staccata risulta più modulabile così che con il piede destro).
Tutto qui, bastano poche curve per assorbire i nuovi automatismi mentre la pista scorre veloce. Portare al limite tanta cavalleria è comunque un’altra faccenda. Ma i ragazzi dei corsi su quella ‘carrozzina’ anabolizzata volano davvero. E il loro sorriso a fine giornata è qualcosa che gli istruttori dell’accademia misanese si portano volentieri nel cuore.
Dalla serie 1 alla 2 Coupè, un modello sul quale Bmw punta molto perché attualizza la tradizione delle compatte sportive sulle orme della leggendaria 02 che 55 anni fa fece da traino per la progettazione di modelli a due ruote compatti e marcatamente sportivi. Per raggiungere lo scopo non si è scesi a compromessi, trazione e telaio derivati dalla serie 4. E motori turbo a sei cilindri in linea nelle versioni top. Un pacchetto che ha convinto anche la scuola di Misano visto che da quest’anno saranno schierate in pista.
Per il giusto stretching i professori da corsa attaccano con la Serie 2 coupé 220 d. Sì, un diesel in pista, ma sono pur sempre 190 cavalli e un tiro arrogante che ti tira fuori dai sottosterzi innescati dalle traiettorie sbagliate. Sì, le traiettorie sono tutto in pista. L’ossessione di un pilota, di uno vero, è quella di stare sempre a ruote dritte, per frenare più tardi e accelerare prima. Per cui ogni scusa è buona per tagliare la pista creando rettilinei là dove un automobilista vede almeno una curva e un tornantone. Non c’è nulla di naturale, anzi bisogna farsi una certa violenza quando Rebecca ( pilota di moto nel tempo libero) ti invita ad alleggerire solo un pelo prima del curvone. E poi di piantare il gas a tavoletta prima di superarlo.
E poi tocca alla M240i, 374 cavalli, da zero a cento in 4,3 secondi. Beh, la prima domanda che ci frulla nel cervello quando apriamo il gas all’uscita dai box, è quanto durerebbero i punti sulla nostra patente se ci trovassimo a girare con quel coupé pestifero su strada aperta (e autovelox accesi). Semplicemente affondare sull’acceleratore senza altri limiti che non sia la nostra fifa è un qualcosa che attinge all’ipotalamo agli ormoni e alla libido. Sorprende la garbatezza dell’assetto che, anche a seguito di ripetuti maltrattamenti, non dà mai neppure l’impressione di sovrasterzi con destinazione ghiaia. Condividiamo questa sensazione con l’istruttore a fianco: <Tutti i sistemi elettronici di sicurezza sono in funzione>. E con questo ci fa capire perché abbiamo ancora tutte le quattro ruote sull’asfalto.
Gran Finale con BMW M
Con le M4 Competition, a due e quattro ruote motrici, lo stato dell’arte del brand M. Un motore da 510 cavalli, cambio a 8 marce, sospensioni a controllo elettronico che annullano rollio e beccheggio, da zero a cento in 3,5 secondi e poi un impianto di scarico dalla tonalità metafisica che usa la tua scatola cranica come cassa di risonanza.
La due ruote motrici è per palati fini: in pista esprime più velocità , anche per via del peso più contenuto, ma va guidata in punta di fioretto. Non accetta strapazzi, che si pagano solo in termini cronometrici, comunque, perché i freni carboceramici e i controlli elettronici evitano altri guai. Il resto è pura goduria, potenza selvaggia, tenuta che trascende l’istinto di conservazione. La stessa ridda di emozioni che regala la versione a quattro ruote motrici ( che può essere personalizzata in ogni modo fino ad ottenere una ‘quasi’ trazione posteriore) ma con più tolleranza verso il guidatore, grazie alle ruote anteriori che ti tirano via dalle curve, soprattutto quelle prese alla garibaldina, per ributtarti nella giostra dell’autodromo. Belva da pista, ma ci potete andare anche a Cortina con le gomme giuste.
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Ultima modifica: 27 Aprile 2022