Nell’intero 2017 le immatricolazioni di autovetture in Italia toccheranno quota 1.970.000 unità con una crescita dell’8% sul 2016 e nel 2018 si arriverà a 2.048.000 per salire poi nel 2019 a 2.203.000 toccando il livello fisiologico per il mercato italiano in questa fase di mercato.
Queste previsioni sono state presentate da Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, nella conferenza stampa dedicata alla situazione e alle prospettive dell’economia italiana e del mercato dell’auto tenuta oggi alle 17 in occasione della giornata stampa del 41° Motor Show di Bologna, che aprirà al pubblico sabato 2 dicembre.
Come è ben noto, le vendite di autovetture sono state fortemente penalizzate dalla crisi economica iniziata nel 2008 con una caduta massima del Pil che ha toccato l’8,67% e che non è stata ancora completamente recuperata dato che il Pil 2017, al netto dell’inflazione, dovrebbe chiudersi su un livello ancora inferiore del 5,3% a quello ante-crisi (2007).
Nell’ultimo anno la ripresa dell’economia ha comunque accelerato. Il tasso tendenziale di crescita del Pil è passato dallo 0,9% del terzo trimestre 2016 all’1,8% del terzo trimestre 2017 con la prospettiva di un completo recupero del calo sul 2007 nel 2021 e quindi con un forte ritardo rispetto alle altre grandi economie avanzate.
L’accelerazione della ripresa ha naturalmente favorito il mercato dell’auto che nel 2017, come si diceva, dovrebbe chiudere l’anno con un incremento dell’8%. L’inversione di tendenza delle vendite di vetture nella crisi iniziata nel 2008 si è verificata a cavallo tra il 2013 e il 2014 e ha innescato un recupero piuttosto robusto con tassi di crescita del 16% sia nel 2015 che nel 2016 ed ora nel 2017, con l’incremento dell’8% di cui si è detto.Dopo le forti crescite dei due anni precedenti il dimezzamento del tasso di sviluppo del 2017 è ovviamente fisiologico.
Nell’ultimo trimestre dell’anno sta però influendo sulle vendite un cambiamento nella politica commerciale, limitato per ora ad alcuni marchi, ma con la possibilità di estendersi ad altri.
Giunte in vista della stagione dei bilanci le Case interessate da questo cambiamento nella loro politica commerciale hanno deciso di puntare più sui margini che sul numero di auto immatricolate e di conseguenza di allentare la pressione sul mercato esercitato con sconti, promozioni e km zero. Dopo il forte impegno economico di Case e concessionari per sostenere il recupero degli ultimi tre anni gli operatori dell’auto avvertono ora il bisogno di tirare il fiato e mettere fieno in cascina.
Ovviamente questo nuovo orientamento di politica commerciale non può essere né di medio né di lungo periodo, ma interesserà comunque anche il 2018, in cui, fra l’altro, la domanda di auto delle aziende nel secondo semestre dell’anno non potrà più beneficiare dei super ammortamenti che scadranno il 30 giugno.
Questa situazione spiega il fatto che il tasso di crescita previsto dal Centro Studi Promotor per il 2018 sia circa la metà di quello del 2017, cioè sia pari al 4%. Non si deve però pensare che il rallentamento della crescita nel 2018 preluda ad una inversione di tendenza.
Non sarà così perché nel 2019 il tasso di crescita tornerà ai livelli del 2017 e ciò anche perché il mercato dell’auto sta crescendo in tutto il mondo senza sosta (nel 2017 si toccherà un nuovo record di vendite di autovetture nel mondo a quota 73 milioni) e soprattutto perché la domanda comincerà ad essere fortemente stimolata dall’avvento dell’auto a guida autonoma e dell’auto elettrica che nella prima metà del secolo rivoluzioneranno completamente la mobilità con un obiettivo di fondo: sulle strade zero morti e zero inquinamento.
Durante la conferenza stampa, il presidente del Centro Studi Promotor Gian Primo Quagliano, ha illustrato anche diversi aspetti di particolare interesse per l’analisi della situazione del mercato dell’auto. Innanzitutto ha affermato che non c’è e non c’è mai stato un pericolo di demotorizzazione nel nostro Paese. Il parco circolante ha avuto due lievissime riduzioni nel 2012 (-0,1%) e nel 2013 (-0,3%) a cui hanno fatto seguito nuovi incrementi sostenuti, non solo dalla domanda di sostituzione, ma anche dalla domanda di nuova motorizzazione per la prima, la seconda e la terza auto della famiglia.
Nel 2017, secondo una elaborazione del Centro Studi Promotor su dati Aci, il parco circolante di autovetture supererà i 38 milioni di unità. Il parco circolante italiano è uno dei più importanti del mondo in relazione alla popolazione ed ha ancora un potenziale di crescita perché la nostra offerta di trasporto pubblico è inadeguata alle esigenze del Paese e soprattutto a quelle dei pendolari e inoltre perché la dispersione sul territorio della popolazione è decisamente molto elevata per l’esistenza di molti piccoli centri abitati.
In risposta a chi sostiene che vi è stata una disaffezione degli italiani dall’automobile, Quagliano ha fornito i dati sulle patenti attive che sono passate da 31,9 milioni del 2010 a 35,8 milioni nel 2016 (+11,9%).
Quagliano ha inoltre citato i dati Isfort sulla soddisfazione per i mezzi di trasporto nel 2016. In una scala da 1 a 10 l’automobile ha raggiunto un livello di soddisfazione pari a 8,4, la moto 8,1, la biciletta dell’8%, la metropolitana 7,2%, il pulmann del 6,6%, il treno locale l’autobus e il tram del 6,3%. Nella relazione presentata e nelle slide che l’accompagnano vi sono inoltre un confronto tra la situazione del mercato nel 2007 e nel 2017 da cui emergono due aspetti di particolare interesse.
Il primo riguarda l’ambiente. Le motorizzazioni verdi sono passate dal 3,7% all’11,4% a scapito esclusivamente della benzina, mentre il diesel ha guadagnato terreno confermandosi come soluzione ancora molto valida. Il secondo riguarda la forte penalizzazione del sud durante la crisi dell’auto da cui stiamo uscendo.
Per l’intero Paese, rispetto al 2007, il calo massimo delle immatricolazioni è stato del 47,7%, per il sud è stato invece del 58% e per le isole del 63,7%. Nel 2016 il calo che ancora rimane da recuperare rispetto al 2007 è nel Paese del 26,5%, al sud del 40,7% e nelle isole del 49%. In sintesi, per il sud la crisi è stata più grave e il recupero incomparabilmente più lento.
A questo proposito Quagliano ha sostenuto “il nostro sud è da sempre la discarica per le auto usate del nord non ancora pronte per la rottamazione e in non pochi casi anche già pronte. Non è un aspetto secondario perché significa più morti nelle strade, più inquinamento e peggiore qualità della vita. Se il Governo, come sembrerebbe, avesse intenzione di introdurre incentivi per l’auto non dovrebbe assolutamente dimenticare di prevedere un trattamento di particolare favore per il sud”.
Il quadro economico
In apertura della conferenza, nell’analizzare il quadro economico, Quagliano ha presentato un indicatore costruito dal CSP per misurare l’entità del declino economico dell’Italia rispetto alla UE e al resto del mondo da cui risulta in particolare l’ampliarsi del divario tra il nord e il sud della UE e ha commentato. “All’Italia nella UE sta succedendo quello che è successo con l’Unità di Italia al Sud del nostro Paese che dell’unificazione sta ancora pagando il prezzo, anche se l’Italia unita non ha mai imposto alle regioni meridionali l’abbattimento del patrimonio zootecnico, l’abbandono di colture agricole, il set-aside o la demolizione di fabbriche, come ha fatto la UE con l’Italia con il consenso purtroppo di chi ci ha governato.
Ultima modifica: 1 Dicembre 2017