Rivestimenti auto: i migliori per l’estate

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Il clima, si sa, può condizionare le scelte e persino i gusti che credevamo più radicati. Chi penserebbe mai ad acquistare un’auto scura d’estate? Potrebbe anche essere, ma se al momento della prova l’abitacolo è stato esposto al sole, il primo pensiero che può saltare in mente sarà sicuramente: mai un’auto scura. E gli interni non fanno eccezione. Non sarà solo un vezzo o una legge della fisica, ma i colori chiari evidentemente in estate, con le alte temperature, attirano di più. E dunque, un primo orientamento, se bisogna scegliere il rivestimento dell’auto in estate, è già istintivo. Non è detto che funzioni con i più affezionati al principio che “scuro fa chic”. Una berlina nei colori pastello può sembrare alquanto eccentrica, e dunque è meglio andare sui classici blu, nero, grigio, anche grigio argento, che può sembrare un ottimo compromesso. Ma per gli interni la faccenda si complica.

Una scelta di equilibrio

Praticità, tendenza, o comfort? Decidere, nella convinzione di riuscire a trovare un punto di equilibrio tra questi tre elementi, può rivelarsi un’impresa. E se d’inverno si è più propensi a un’auto calda, d’estate, immaginando lunghi viaggi verso mete vacanziere, si è più indirizzati verso un’auto “fresca”. I colori hanno la loro importanza per una legge fisica: gli scuri trattengono di più il calore, i chiari tendono a respingere i raggi solari. Bisogna però considerare anche il lato pratico: scuri nascondono meglio lo sporco, eventuali aloni e la normale usura, chiari mostrano eventuali macchie anche di semplice sudore e tendono a evidenziare deterioramenti naturali, al sole poi possono addirittura ingiallirsi. Per risolvere alcuni degli inconvenienti bisogna considerare anche i materiali scelti per i rivestimenti interni.

Classico o di tendenza

E qui sorge anche un altro dilemma che non smetterà mai di dividere il mercato: pelle o tessuto? Ma è anche possibile trovare la giusta combinazione, che non sempre richiede l’impegno di cifre proibitive, e soprattutto non è necessario farsi spaventare dal fantasma della finta pelle, così in voga negli anni ’70, ma orribile al tatto, insopportabile per l’odore che emanava, e tutt’altro che resistente all’usura e all’esposizione ai raggi solari. La tecnologia, come sempre, viene incontro e regala soluzioni impensabili soltanto poco prima. La pelle in estate ha le stesse e opposte controindicazioni dell’inverno. Se con le temperature rigide risulta fredda e scivolosa, quando il clima è tropicale diventa inutilmente appiccicosa e dimostra tutta la sua debolezza al sudore, che con la sua componente acida nel tempo tende a corrodere colori e materiali. Chiara o scura poi, non fa differenza, se resta esposta a lungo ai raggi solari: tende a spaccarsi, o comunque, se non trattata adeguadamente, mostrerà rughe precoci. Inutile dire che tra i rivestimenti per gli interni è sicuramente uno dei più costosi, anche in caso di riparazioni da tappezzieri specializzati. Non lasciatevi sedurre dall’idea di sostituzioni parziali su uno stesso sedile: il punto di colore non combacerà mai. Per quanto riguarda la qualità della pelle, preferire sempre il primo fiore. E’ la più costosa, ma anche la più resistente, oltre che quella esteticamente più accattivante. Per i colori, attenzione al rosso: vale solo per le auto di lusso. Un’utilitaria così vistosa può sembrare solo eccessiva e di cattivo gusto. Meglio attenersi alla regola del contrasto: carrozzeria scura con interni chiari, carrozzeria chiara con interni scuri. Nel mezzo possono esserci varianti interessanti, dettate anche da fantasie.

Soluzioni temporanee

D’estate, per smorzare il rigore di sempre, si può trovare una soluzione a buon mercato con coprisedili in materiale sintetico, che possono avere anche una funzione pratica: preservano la tappezzeria di serie da aloni di sudore e, se in tessuti naturali, possono mettere al riparo dal fastidio di una seduta bollente. Ma per i tessuti naturali bisogna spendere qualche euro in più dei canonici 40 – 60 euro. On line e in diverse rivendite, dal negozio di fai da te all’ipermercato, se ne trovano di tutti i tipi e in tante fantasie diverse. Se la soluzione temporanea e reversibile non convince, in tema di tessuti si stanno affermando nuove tendenze, che mirano a trovare proprio quel punto di equilibrio necessario tra estetica, comfort e resistenza. E manco a dirlo si torna alle fibre naturali.

Le fibre ecosostenibili

La lana sta vivendo una stagione straordinaria, grazie all’impiego nei rivestimenti per auto. Le sue qualità in fatto di resistenza sono ben note in altri ambiti. E’ indicata anche con le alte temperature perché traspirante. E anche la seta sta spopolando tra i materiali considerati innovativi. Se si pensa che la seta era utilizzata per i paracadute, si ha un’idea più precisa della sua resistenza. Per ora viene utilizzata soltanto nelle auto di lusso o nelle concept car, perché risponde anche a una nuova logica di produzione che si sta affermando nelle case automobilistiche: materiali, oltre che innovativi, a basso impatto ambientale, sia nella fase di produzione, sia a fine vita per lo smaltimento. E le fibre naturali, in questo senso, non hanno rivali, diversamente dal pellame naturale per via degli allevamenti intensivi e per i sistemi di concia. La lana viene anche combinata con fibre sintetiche. Persino le grandi case automobilistiche, specializzate nella produzione di vetture di lusso spesso molto personalizzate, stanno virando su materiali innovativi, abbandonando addirittura la pelle. Se Lamborghini sperimenta i tessuti in fibra di carbonio, a costi irragiungibili per un mercato di target basso, medio o medio alto, Toyota sta testando il SofTex, una pelle sintetica che lega bene i pregi estetici della pelle vera alle qualità dei tessuti naturali. Ma quando si pensa all’estate, cosa c’è di meglio della frutta esotica per ispirare colore, allegria e refrigerio? Ebbene, si è scoperto che riciclando le foglie di ananas, considerate un rifiuto a tutti gli effetti, si può ottenere un tessuto particolarmente resistente, elastico, traspirante perché naturale. Si chiama Piñatex e somiglia a un pellame scamosciato, ma pesa un quarto e costa due terzi del miglior pellame da rivestimento. Una startup londinese sta lavorando alla produzione su larga scala, potendo contare idealmente sui residui di 25 milioni di tonnellate di ananas distribuiti ogni anno.

Ultima modifica: 22 Agosto 2018