Parcheggio disabili: cosa c’è da sapere

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E’ una battaglia di civiltà ed è un tema che colpisce soprattutto chi ha a che fare quotidianamente con le difficoltà dovute alla disabilità. Trovare un parcheggio disabili occupato da chi ne ha realmente diritto non è un’esperienza frequente. E neppure le multe salate previste per chi non rispetta gli spazi riservati, scoraggiano certi comportamenti.

C’è anche poi il rovescio della storia: non sono soltanto i comuni cittadini ad approfittare di uno spazio riservato, ma sono anche parenti o accompagnatori di disabili a sfruttare la “comodità” di un contrassegno, anche quando il titolare non è presente. E a questa galleria di orrori si aggiungono anche errori grossolani da parte della pubblica amministrazione.

Tralasciando i controlli da parte della polizia locale, che non sempre sono tempestivi e approfonditi, ci si mettono anche gli uffici urbanistici, che non sempre tracciano un parcheggio disabili secondo le misure previste e con gli sazi accessori necessari per consentire le manovre di discesa e salita dal veicolo per chi ha una capacità motoria ridotta.

Ci sono quindi molti aspetti che i più ignorano quando si tratta di parcheggi riservati a persone con evidenti e certificate difficoltà. E’ bene quindi chiarire i tanti aspetti oscuri o equivoci.

A chi spetta il parcheggio disabili

Partiamo da un principio basilare: il parcheggio disabili è destinato a chi è in possesso di un apposito tesserino, che fino a qualche anno fa era di colore arancio con il logo disabile nero. Adesso è in formato europeo sui toni dell’azzurro.

Non cambia la sostanza: non è legato al veicolo, ma alla persona. Il disabile può viaggiare su qualunque veicolo e aver diritto al parcheggio riservato. Al contrario di quanti credono, non basta esporre il tagliano sul cruscotto per aver diritto al parcheggio, ma è necessario che il titolare del tagliando sia presente.

Del resto, in quanti, colti sul fatto, cercano di giustificare il parcheggio dell’auto nello spazio riservato, sostenendo che il titolare è stato appena “scaricato”? la carrellata della giustificazioni appiccicaticce è varia e infinita. Alcune sono davvero insostenibili. Ed è bene sapere che non reggono quasi mai e non mettono al riparo da multe e sanzioni, se il controllore è fermo e scrupoloso.

Ad avere diritto al tesserino per il parcheggio disabili sono persone con capacità motoria sensibilmente ridotta; le persone non vedenti. E’ possibile anche ottenere un permesso temporaneo, non superiore ai cinque anni. Ma per averlo bisogna dimostrare di avere una capacità motoria ridotta a causa di un infortunio o di una patologia.

Come ottenere un permesso per il parcheggio disabili

Le procedure per ottenere il riconoscimento sia permanente, sia provvisorio, del diritto al parcheggio disabili non cambiano, neppure nel caso in cui il tagliando già rilasciato non sia stato rinnovato nei 90 giorni previsti.

Occorre rivolgersi all’Ufficio di Medicina Legale dell’Asl della provincia di residenza per avere la documentazione medica sulla ridotta capacità motoria o per la cecità totale. Grazie a questa certificazione, si potrà poi presentare un’istanza al Comune di residenza. Nel caso in cui l’autorizzazione serva temporaneamente, la documentazione medica dovrà anche indicare il tempo presunto di impedimento.

Anche il permesso permanente è comunque soggetto a rinnovo ogni cinque anni e va rivisto entro i 90 giorni successivi alla scadenza. In questo caso sarà sufficiente presentare agli uffici comunali che lo hanno rilasciato un certificato del proprio medico curante, per attestare la persistenza della patologia e dunque della necessità del contrassegno invalidi.

Nel caso di autorizzazione temporanea da rinnovare, l’attestazione medica è di competenza dell’Asl, che indicherà anche i tempi presunti dell’invalidità temporanea. Ottenuto il permesso, vediamo come e dove è possibile parcheggiare.

Dove è possibile parcheggiare

Sicuramente in tutti gli spazi dove ci sia la segnaletica orizzontale e verticale a segnalare un parcheggio disabili. A terra, sull’asfalto, ci sarà un’area delimitata da strisce gialle, con al centro il simbolo disabili, lungo il marciapiede sarà invece installato un cartello stradale che indichi lo spazio riservato.

Attenzione però che sul cartello non sia indicato un numero di targa. In questo caso lo spazio è assolutamente riservato al titolare di quella targa. In genere queste indicazioni sono posizionate in prossimità dell’abitazione o della residenza del disabile, e gli spazi non possono essere occupati. Grazie al tagliando è possibile parcheggiare gratuitamente anche nelle aree di sosta a pagamento, tra le strisce blu, per intenderci, se i posti riservati ai disabili sono esauriti o troppo distanti e scomodi per chi ne ha bisogno.

Allo stesso modo è possibile lasciare l’auto nelle aree di sosta a tempo, senza dover esporre il disco orario. Nessuna limitazione di tempo anche nelle Ztl o nelle zone a sosta limitata, nelle zone a traffico controllato, nelle aree pedonali urbane. Le agevolazioni valgono anche quando i Comuni decidano di bloccare, sospendere o limitare la circolazione per motivi di sicurezza o per misure anti inquinamento.

Unica regola da rispettare in tutti i casi in cui non si usufruisca degli spazi appositi, è non recare intralcio alla circolazione.

Come è fatto un parcheggio disabili

Le aree delimitate dalla classiche strisce arancioni per indicare un parcheggio disabili devono rispettare alcune norme. Che si tratti di parcheggi a pettine o a spina di pesce devono avere una larghezza non inferiore ai 3,20 metri e una lunghezza non inferiore ai 6 metri.

La realtà è invece ben diversa. Non tutti predono infatti le giuste misure per chi deve salire su un veicolo accostando una carrozzella. Anche per scendere deve essere possibile posizionare la sedia in modo che non metta in pericolo chi se ne serve o che non intralci la circolazione. Ebbene gli spazi di manovra raramente vengono calcolati.

In genere si troveranno parcheggi riservati larghi appena 2,5 metri e profondi 5 metri. Nonostante un Decreto del Presidente della Repubblica del 1996, il numero 503 del 24 luglio, e prima ancora un Decreto Ministeriale del 1989 fissino le misure adeguate, nei centri urbani i vecchi spazi non vengono aggiornati.

Le difficoltà per chi avrebbe bisogno di maggiori attenzioni sono ancora tante e una cultura di civiltà in questo senso stenta ancora ad affermarsi pienamente.

Ultima modifica: 20 Dicembre 2018