Nell’era della mobilità sostenibile e delle emissioni zero, le automobili con vecchie motorizzazioni sono entrate nell’occhio del ciclone del legislatore che, con provvedimenti per lo più di carattere locale, le ha messe al bando. Basti pensare all’Area B appena introdotta nella città di Milano. Con questo provvedimento, durante tutto l’arco della giornata, le auto con motorizzazioni inferiori all’Euro 4 sono di fatto bandite della viabilità meneghina.
Ma non è questo l’unico esempio: in moltissimi comuni italiani sono entrate in vigore una serie di restrizioni. A questo argomento si affianca poi quello del Diesel, diventato improvvisamente molto, molto impopolare, tanto che sono più d’una le grandi città europee ad averne previsto il blocco totale.
Ma provvedimenti di questo tipo hanno senso? E se sì, è possibile che tutti i costi siano a carico dei cittadini? Vediamo nel dettaglio quanto riguarda le Euro 3 Diesel.
Euro 3 Diesel, il minore dei mali
Sono automobili che oramai festeggiano compleanni a doppia cifra: le auto Euro 3 Diesel non sono certo l’ultimo ritrovato della scienza e della tecnica, basti pensare che da ormai 3 anni sono sul mercato le auto Euro 6.
Eppure, a analizzando il parco macchine circolante in Italia, le automobili Euro 3 (anche in versione Diesel) sono il minore dei mali: sono infatti 2 milioni le automobili circondati con motorizzazioni davvero d’antan, Euro 0, Euro 1, Euro 2 e, appunto Euro 3.
Eppure, nonostante il fiorire di divieti nei centri urbani e nelle cinture metropolitane, non vi è traccia – al momento – di un piano di svecchiamento del parco circolante. Perché?
Gli incentivi
Già. Fatta accezione per l’Ecobonus entrato in vigore il primo marzo 2019, al momento non esiste un piano di incentivazione per la rottamazione dei veicoli più vecchi, Euro 3 Diesel compresi. E anche l’Ecobonus non sembra certo la soluzione a tutti i problemi: è infatti finalizzato all’acquisto di automobili elettriche (e qualche ibrida) che non sempre si adattano alle esigenze di tutti gli automobilisti. Certo, perché le automobili elettriche (meno quelle ibride) presentano alcuni limiti, tra cui la autonomia e la conseguente ricarica.
Detto questo, quello che forse potrebbe portare alla svolta in termini di sostenibilità della circolazione, è un piano di incentivi messi a punto a livello statale. Ma, al momento, la questione non sembra essere proprietaria per i decisori politici.
Ultima modifica: 12 Marzo 2019