La crisi economica causata dalla pandemia è un problema che attanaglia l’Italia intera. Vi proponiamo l’interessante intervista di Federmetano ad Antonio Serena Monghini, Presidente di Alma Petroli.
La Pandemia da Covid-19 ha generato un’emergenza non solo sanitaria ma anche economica e sociale, fonte di una preoccupazione che comporta molti interrogativi su quali saranno gli scenari futuri e su come sia necessario agire per salvaguardare il nostro Paese e, con esso, i cittadini.
Abbiamo chiesto un parere in merito ad Antonio Serena Monghini, Presidente di Alma Petroli – l’azienda ravennate che ha recentemente donato al reparto di Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale Santa Maria delle Croci di Ravenna macchinari necessari per la cura dei pazienti – e di Alma Distribuzione, associata Federmetano e parte del gruppo che fa capo ad Alma Petroli.
La donazione di Alma Petroli all’Ospedale di Ravenna è un importante esempio di attenzione alle persone, in linea con la filosofia dell’azienda che da 60 anni è attenta a valorizzare il capitale umano e che costituisce un’eccellenza per il territorio.
Quali sono stati i motivi che hanno spinto Alma Petroli a donare all’Ospedale di Ravenna?
Abbiamo donato all’Ospedale di Ravenna per due principali motivi.
Il primo è di ordine funzionale, rispetto alla individuazione di una modalità di donazione concreta e verificabile. La nostra azienda è sempre stata orientata a scelte mirate, un approccio seguito anche in questo caso e che ci ha portato a identificare nell’Ospedale di Ravenna la struttura che maggiormente poteva aver bisogno del nostro sostegno. In seguito abbiamo contattato l’Ospedale chiedendo cosa servisse per fronteggiare l’emergenza in corso e, a fronte della risposta ricevuta, abbiamo provveduto ad acquistare e far recapitare direttamente all’Ospedale quanto necessario.
Il secondo motivo è di carattere etico. La nostra azienda, la cui storia è iniziata 60 anni fa proprio a Ravenna, ha un’importante responsabilità sociale e un grande debito di riconoscenza nei confronti del territorio. Per questo abbiamo ritenuto doveroso offrire il nostro contributo.
Ciascun imprenditore ha una responsabilità sociale nei confronti sia di chi lavora nella sua azienda e delle famiglie dei suoi dipendenti, sia del territorio che lo ha supportato. Ravenna meritava questa scelta da parte nostra.
Come si è mossa la Sua azienda per fronteggiare l’emergenza sanitaria?
Dovendo garantire le scorte d’obbligo, ovvero un livello minimo di prodotti su cui il Paese possa contare in caso di un’eventuale situazione di grave difficoltà o crisi degli approvvigionamenti, Alma Petroli non ha mai smesso di lavorare.
Pertanto abbiamo dovuto essere celeri e tempestivi nell’organizzare il lavoro all’interno della nostra azienda affinché questo potesse svolgersi nella massima sicurezza, senza però mai fermarsi.Nel giro di poco tempo abbiamo attuato una rivoluzione interna che ha previsto l’attivazione dello smart working, per tutti quei dipendenti il cui lavoro poteva essere svolto da casa, oltre alla dotazione dei necessari dispositivi di sicurezza per il personale in azienda.
È stata una grande soddisfazione vedere come la collaborazione di ognuno abbia consentito ad Alma Petroli di continuare a lavorare bene, senza alcuna ripercussione sulla salute delle persone.
La nostra realtà è un esempio di come, se sono rispettate le misure di sicurezza, si possa lavorare.L’Italia deve continuare a lavorare, ovviamente deve farlo in determinate condizioni. Le possibilità per rispettare tali condizioni ci sono, se si vuole lavorare in sicurezza si può fare in qualsiasi azienda di qualsiasi tipologia.
Se ciò non avviene, rischiamo un collasso senza precedenti. Pensiamo alle piccole aziende, continuare a non lavorare vorrebbe dire mettere a repentaglio non solo il futuro dell’impresa stessa ma anche quello delle famiglie che da essa dipendono. Il lockdown è stata una misura necessaria per tutelare, in fase di emergenza, la salute dei cittadini ma adesso è vitale andare avanti, soprattutto dal punto di vista lavorativo.
In cosa le imprese dovrebbero investire? Come dovrebbero modellarsi a fronte dei cambiamenti che la situazione attuale imporrà al mercato e alla società tutta?
Dalle esperienze negative a volte nascono buone opportunità, una riflessione che in realtà avremmo dovuto fare di più in passato. Se guardiamo ai punti critici del nostro tessuto produttivo è evidente come tale ragionamento non sia stato fatto con la profondità necessaria. Pensiamo ad esempio alla questione della manodopera: è chiaro che allo stato attuale l’Italia non possa competere con altri paesi che producono a costi inferiori, lo abbiamo visto con le mascherine, “prodotto di bassa lega”, che in Italia e in Europa non erano realizzate perché era più conveniente farlo altrove, con le conseguenze che tutti purtroppo conosciamo.
A fronte di tali consapevolezze ricerca e innovazione diventano, oggi più che mai, parole sacrosante. Parole che non sono solo uno slogan ma che esprimono concetti ineludibili per il futuro del nostro Paese, due elementi che per l’Italia sono fondamentali.
Abbiamo una popolazione numericamente importante, un tessuto fantastico fatto di una miriade di piccole aziende che devono puntare a specializzarsi.Ogni azienda, per quanto piccola, deve necessariamente e concretamente investire in ricerca e innovazione, questi due aspetti sono il fondamento del futuro lavorativo italiano.
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Ultima modifica: 11 Maggio 2020