Benzinai in sciopero; impianti chiusi per due giorni

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Era nell’aria da un po’ di tempo, adesso e’ sicuro: da martedi’ sera, i gestori delle pompe di benzina incroceranno le braccia e per oltre 48 ore i distributori rimarranno chiusi.
Lo sciopero e’ stato proclamato per il 7 e l’8 febbraio ma, considerato l’orario in cui gli impianti aprono e chiudono quotidianamente, la serrata dei benzinai comincera’ alle 19.00 di martedi’ 6 e durera’ fino alle 7.00 di venerdi’ 9.
Sulla rete autostradale il blackout sara’ invece dalle 22.00 del 6 alle 22.00 di giovedi’ 8 febbraio. In Sicilia orari differenziati: le pompe di benzina chiuderanno (sempre per due giorni) con 24 ore di anticipo, a partire dalle 19.00 di oggi.

A scatenare la polemica e’ stato il disegno di legge sulle liberalizzazioni approvato dal consiglio dei ministri del 25 gennaio.
In esso e’ infatti prevista la scomparsa dei vincoli di distanza minima per i distributori di carburante e sono ritenuti inammissibili ”parametri numerici prestabiliti” per l’apertura di un punto vendita. Un testo dietro il quale i benzinai vedono nascondersi benefici soprattutto per la grande distribuzione: “Bersani deve dire la verita’ – afferma Roberto Di Vincenzo segretario nazionale della Fegica Cisl – Se lo scopo e’ quello di avvantaggiare solo la grande distribuzione lo dicesse chiaramente e smettesse di girarci intorno. Lui parla allo stomaco degli italiani piu’ che al cervello. Dice che i prezzi caleranno, ma sono bubbole”.
Il settore, sostiene Di Vincenzo, e’ gia’ liberalizzato dal 2000 e chiunque oggi puo’ aprire un distributore. Piuttosto se c’e’ qualcosa ancora da liberalizzare e’ a monte, visto che il prezzo pagato per un litro di benzina da un singolo gestore e’ molto piu’ alto di quello pagato dalla distribuzione organizzata. “Oggi – spiega – non siamo in condizione di fare concorrenza. Bisognerebbe creare le stesse condizioni tra i soggetti che intervengono sullo stesso settore di mercato. E poi, non dimentichiamoci che lo Stato ha non solo la golden share, ma anche una quota del 30% di Eni: come azionista potrebbe dire ‘giu’ i prezzi‘”.

Dopo aver rimandato al mittente l’invito di Bersani ad un incontro, i gestori, pressati anche da Antitrust e associazioni dei consumatori, vanno dunque dritti per la loro strada, confermando il primo di quella che dovrebbe essere una serie di stop e vedendo come unico spiraglio la mediazione della presidenza del Consiglio.
Intanto sulla rete arriva il primo adeguamento al rimbalzo dei prezzi del petrolio, tornati sui 58-59 dollari al barile. Nel fine settimana la Erg ha infatti ritoccato i prezzi del diesel (da 1,098 a 1,100 euro al litro) e soprattutto della benzina (da 1,206 a 1,215), di fatto adeguandosi al livello medio di prezzo fatto gia’ pagare dalle altre compagnie.

Ultima modifica: 16 Novembre 2017