DaimlerChrysler manterra’ il 19,9% di Chrysler, mentre l’unita’ Usa conservera’ gli obblighi in materia di pensioni e di sanita’. Questa operazione comportera’ un esborso netto di cassa di 500 milioni di euro da parte di DaimlerChrysler. L’intesa e’ probabile che sia completata entro il terzo trimestre di quest’anno e ridurra’ gli utili totali di daimlerChrysler per il 2007 dai tre ai quattro miliardi di euro. <<Con questo accordo – spiega l’amministratore delegato di DaimlerChrysler, Dieter Zetsche – abbiamo creato le giuste condizioni di un nuovo avvio per Daimler e Chrysler>>. le due compagnie, assicura Zetsche, continueranno a lavorare assieme, anche se ora gli azionisti di DaimlerChrysler decideranno probabilmente di cambiare il nome della compagnia in Daimler AG.

Quando nella primavera del 1998 venne annunciato che la Daimler-Benz,e la Chrysler, il terzo big di Detroit dopo GM e Ford, si sarebbero fuse, dando vita alla DaimlerChryser Ag, l’industria dell’auto rimase interdetta. Fra chi vedeva un allargamento completo fra l’europa e l’america, chi invece, subito storse il naso pensando gia’ alle problematiche che successivamente sono venute fuori. La storia Fiat degli ultimi anni ha fatto scuola. Meglio accordi fra aziende che fusioni vere e proprie. Le trattative tra i due presidenti, l’allora onnipotente Dieter Zetsche (nella foto sotto) l’abile manager Bob Eaton, erano state condotte in gran segreto. L’attuale grande capo della Daimler, Dieter Zetsche, ha studiato a lungo le pecularieta’ della Chrysler, essendo stato inviato da Dieter Zetsche a risanare la casa automoibilistica americana.

L’accordo fu celebrato come una nuova stagione dell’auto. <<Le nozze del secolo>>, <<Matrimonio paradisiaco>>, <<Un grande gruppo che coprira’ ogni fascia di mercato nel mondo>>, i titolo di tutti i giornali del mondo. Oggi, a nove anni di distanza, di quell’unione, che, in realta’, fu una acquisizione da parte tedesca, restano le macerie. Schrempp ed Eaton sono fuori gioco, tutti e due in pensione la DaimlerChrysler, dopo un inizio positivo, ha attraversato momenti durissimi e se la Mercedes, per conto suo alle prese con la Smart e con problemi di qualita’, ha saputo riaversi, la Chrysler, malgrado cure da cavallo e brevi riprese, non e’ riuscita a decollare rappresentando il punto negativo dei bilanci di Stoccarda.

La Chrsyler, con i marchi Chrysler, Dodge e Jeep, l’anno scorso ha prodotto circa tre milioni di veicoli e perso un miliardo e mezzo di dollari. Le difficolta’ che hanno colpito GM e Ford non l’hanno certo risparmiata: la continua crescita delle Case giapponesi in Nord America, la pesantezza dei costi industriali, sindacali e previdenziali,l’eccesso di capacita’ produttiva hanno messo in crisi la terza anche la terza industria americana. A sanare la situazione non sono bastate le sinergie con Mercedes (motori, pianali, come per la Crossfire, sorella della SLK) ne’ le ristrutturazioni di personale, portate avanti dallo stesso Dieter Zetsche, l’erede di Schrempp, per alcuni anni messo al timone della Chrysler.

Si e’ cosi’ giunti all’idea di abbandonare la Chrysler al proprio destino. Per adesso conservando il 19 % delle azioni e successivamente abbandonando completamente la Casa di Detroit. D’altra parte il groppo Daimler si e’ distinto da anni nella difficile arte di trovare partner. Sono infatti finite malamente, prima di Chrysler gli accordi anche azionari prima con Hyundai e successivamente con Mitisbushi.

Piero Campani

Ultima modifica: 16 Novembre 2017