Motore Wankel: storia e primi test

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Il propulsore rotativo Wankel a combustione interna fu ideato da Goetze Felix Wankel, membro del Partito Nazista e successivamente delle SS nel 1957, quando presentò il primo progetto e in seguito, assieme all’ingegner Froede, capo dei tecnici della casa tedesca N.S.U., ci apportò delle modifiche. Wankel ottenne i fondi per il progetto già nel 1951, e nel 1958 fondò una sua società, che gli consentì di guadagnare soldi grazie alla concessione di licenze, volte ad una massiccia produzione del propulsore.

Questo motore ha una forma che ricorda quella di un triangolo su cui è fissato un pistone rotante, definito rotore, che gira attorno al proprio albero motore, anziché muoversi seguendo un percorso rettilineo fra i cilindri, tipico dei motori tradizionali. Il motore è, inoltre, dotato di tre camere rotanti dal volume discontinuo, nelle quali avvengono tre cicli a quattro tempi di un terzo di giro di rotore, tutti nello stesso momento.

I primi test vennero effettuati nel 1963, quando fu realizzata la NSU Wankel Spider, ovvero la prima vettura di serie ad essere azionata da questo propulsore. Questa macchina aveva una potenza di 50 CV e muoveva l’auto oltre i 150 km/h, che rappresentava un consumo molto più moderato rispetto alla maggioranza delle auto di quell’epoca. Nel 1967, invece, fu realizzata e messa in commercio la NSU Ro 80, dotata anch’essa del motore Wankel e prima auto tedesca a conquistare, l’anno successivo, l’autorevole riconoscimento di “Auto dell’anno”.

Nel 1971, Felix Wankel cedette il patrimonio del propulsore alla società britannica Lonrho e nel ’72 realizzò un centro di ricerca che collaborava già da più di dieci anni con la Mercedes, che nel 1986 acquisì l’intera società. Sperimentazioni su larga scala furono condotte, fra il 1963 e il 1970, dalla Mercedes Benz, che realizzò una decina di prototipi di tale successo da farne ottenere altrettanto al motore, in particolare con la creazione delle auto sportive RX-7 ed RX-8.

Altri test furono intrapresi dalla Citroën fra il 1970 e il 1971, con la produzione della vettura M35 e successivamente anche dell’Alfa Romeo, che sperimentò il propulsore fino al 1975. Di questa casa automobilistica due erano le vetture dotate della versione birotore di 2200 cm³: la Giulia berlina e una 1750 bianca, che rimase sul mercato per diversi anni. Oggi, però, questo propulsore non risulta perfettamente applicabile ai modelli volti alla salvaguardia dell’ambiente e per questo sarebbe necessario apportare numerose modifiche, per permettergli di essere compatibile con tutte le nuove vetture che verranno prodotte in futuro.

Ultima modifica: 17 Agosto 2018