La famiglia Agnelli ha sborsato quasi un miliardo al fisco, per chiudere un contenzioso sul trasferimento in Olanda del 2016. Ma ci ha tenuto a specificare che ha pagato soltanto per «evitare un lungo e costoso contenzioso tributario».
Exor «ha scelto di sottoscrivere l’accordo e di pagare quanto pattuito, pur rimanendo del tutto convinta di aver agito correttamente», spiega la holding della famiglia Agnelli-Elkann, che controlla Stellantis oltre alla Juventus, Cnh Industrial, Ferrari e il gruppo editoriale Gedi. La società ha pagato ieri allo Stato italiano 746 milioni di euro, di cui 104 milioni come interessi.
Anche la Giovanni Agnelli, società che controlla Exor, ha definito ieri le proprie pendenze con il Fisco per il 2016, pagando all’Agenzia delle Entrate 203 milioni, di cui 28 milioni per interessi. In tutto quindi 949 milioni di euro. La notizia è arrivata proprio mentre il governo italiano si appresta a varare un finanziamento di 400 milioni di euro per la costruzione del nuovo stabilimento Stellantis di batterie elettriche a Termoli.
La contestazione riguardava la società di diritto italiano Exor SpA, che nel dicembre del 2016 si era fusa con la sua controllata olandese Exor Holding NV, dando origine all’odierna Exor. In occasione della fusione transfrontaliera la società italiana aveva applicato il regime di participation exemption (cosiddetta Pex). Grazie a questo schema, il 95% di eventuali plusvalenze era quindi escluso dal reddito imponibile della holding per la determinazione dell’Exit Tax.
Nel maggio del 2021, però, l’Agenzia delle Entrate ha affermato l’inapplicabilità della Pex nei casi in cui una holding trasferisca la residenza fiscale all’estero senza mantenere una stabile organizzazione in Italia. Exor contesta questa interpretazione, ma ha scelto di transare. Il trasferimento, sostiene Exor, è stato deciso perché olandese era già la residenza di molte controllate, come Cnh Industrial, Ferrari e Fca.
«Esigenza di armonizzare i sistemi di governance e di regole del diritto societario»
Non dipenderebbe da motivi «di convenienza fiscale», ma dall’esigenza di armonizzare i sistemi di governance e di regole del diritto societario. Infatti il trattamento fiscale sulle plusvalenze è praticamente uguale in Italia e in Olanda. A confermare questa interpretazione – fa notare Exor – c’è il fatto che l’Agenzia delle Entrate non ha comminato alcuna sanzione: l’ammontare pagato dalle due società per l’Exit Tax corrisponde solo al ricalcolo del maggiore imponibile e ai relativi interessi.
Resta il fatto che l’Olanda è considerata una sorta di «hub» per spostare denaro verso giurisdizioni fiscali più favorevoli. Ogni anno, secondo i calcoli più recenti, l’Olanda sottrae all’Italia gettito fiscale per circa 1,1 miliardi di euro.
Elena Comelli
Ultima modifica: 21 Febbraio 2022