Il diesel, nonostante i recenti scandali che hanno avuto grandi ripercussioni economiche e produttive, rimane per Volkswagen una salda certezza.
La concezione odierna del diesel
Al Salone di Ginevra del marzo 2018 l’amministratore delegato della Volkswagen, Matthias Müller, ha rilasciato questa importante dichiarazione sul destino del diesel: “In un futuro non troppo lontano, il diesel vedrà una ripresa perché gli automobilisti si renderanno conto che si tratta di motorizzazioni molto efficienti […] Se si raggiunge la consapevolezza che i diesel moderni sono ecologici, non ci sarà nessun motivo per non scegliere questo tipo di alimentazione.”
In questo annuncio ci sono tutti gli ingredienti per ridiscutere la validità del carburante sia in termini di efficienza che di sostenibilità ambientale, entrambi oggetto di una feroce “discriminazione energetica” che ne ha quasi causato la sparizione. Eppure le tecnologie e lo sviluppo dei motori diesel delle auto della casa tedesca avevano raggiunto livelli elevatissimi e proprio per questo i parametri su cui basare l’analisi di impatto ambientale erano ai minimi. Peccato che l’inesattezza dei sistemi di controllo e misurazione erano, volutamente o meno, non ben calibrati per dimostrarlo e garantirlo a sufficienza.
Lo scandalo ha inevitabilmente causato un crollo delle vendite del 20 percento nella sola Germania, patria della casa produttrice, e dell’8 percento a livello mondiale ma ciò non è bastato a far declinare la scelta di molti “irriducibili” del diesel. A ciò si aggiunge il disastroso conto di 20 miliardi di euro per le spese sostenute per il risarcimento dei danni richiesti finora, e per la decisione del corrispondente “Tar” tedesco – la Corte di Lipsia – di concedere alle varie amministrazioni comunali presenti sul territorio germanico di vietare alle auto diesel di circolare.
Sembra incredibile, ma il fenomeno “demonizzazione” ha subito un arresto e, addirittura, un’inversione di rotta. D’altronde questo carburante rimane l’unica alternativa per l’abbassamento di Co2 nell’aria fintanto che non si arrivi ad una produzione più sostanziosa di motori elettrici, su cui ogni previsione non lascia scampo: tocca aspettare almeno dieci anni, se non di più.
Nel frattempo le imposizioni europee di diminuire la quantità di emissioni seguono delle scadenze che precedono di molti anni e in diverse tappe l’avvento della “soglia di cambio” – meno carburanti fossili e più motori elettrici –: la prossima è prevista nel 2021 in cui dagli attuali 118 grammi per chilometro si dovrà gradatamente scendere a 95 grammi. Come si fa a rispettare questo obiettivo se non si mantiene il diesel? Per la casa di Wolksburg non ci sono alternative, quindi si prosegue ma con una concezione moderna e innovativa del motore diesel rispetto a come è stato progettato e costruito fino ad oggi.
Si parla, infatti, di un nuovo motore turbo-diesel dalle alte prestazioni e dal basso impatto ambientale, una sorta di “clean diesel” che si proporrebbe, anche agli occhi dei più scettici avversari, come “la soluzione e non più il problema”. E tra gli avversari – in realtà, vecchi competitor del settore – spuntano oggi dei nuovi partner perché il tema della riduzione di emissioni sta a cuore a tutti, soprattutto ai comuni cittadini e ai restanti abitanti della Terra, e l’adempimento delle scadenze costringe produttori e indotto automobilistico ad arrendersi all’unica opportunità che assicurerebbe la continuità: il tanto odiato e amato diesel.
L’idea di Volkswagen
Mentre il diesel continua a occupare una vasta area di mercato, la Volkswagen si sta preparando soprattutto al passaggio ai motori elettrici. Senza perseguire esclusivamente un progetto di motore elettrico, la casa tedesca si propone di far coesistere le diverse tecnologie di motori in un unico veicolo che sfrutterebbe i progressi motoristici finora raggiunti aggiungendo solo nuovi dispositivi e di elevato profilo. La Volkswagen, infatti, sta operando un cambiamento tecnologico radicale da 34 miliardi di euro entro il 2025, tutti investiti in auto elettriche, ibride e a guida autonoma. Si tratta di un investimento senza precedenti e dal quale non risulterebbero esclusi anche i motori diesel con il progetto “clean diesel” citato sopra.
Un esempio di ibrido con diesel lo ha già proposto la Mercedes che, in occasione dello stesso Salone a Ginevra, ha presentato un veicolo strepitoso: il motore è un 4 cilindri 2.0 turbodiesel a cui si allega un altro motore elettrico da 90 chilowatt di potenza alimentato da una batteria a litio che consente un’autonomia di 50 chilometri viaggiando ad una velocità massima di 140 chilometri orari.
In un’ottica futura di più ampio respiro, la Volkswagen intende produrre e “servire” adeguatamente più esigenze e più contesti, da quelli dei consumatori urbani a quelli dei trasporti di merci, con questi grandi progetti in cantiere:
- un sistema di distribuzione elettrica wireless (con batteria accumulata) o a energia continua che attraverso un robot, fornito di un braccio automatico a sette assi, sia in grado di avvicinarsi ad auto parcheggiate ed erogare la ricarica;
- un sistema di car sharing attraverso delle App più evolute in grado di selezionare gli utenti per destinazione, raggrupparli e trasportarli con un unico mezzo van da sei posti a motore elettrico;
- una flotta di veicoli da trasporto con guida autonoma che sfrutta la tecnologia V2X per interfacciarsi con un’infrastruttura di comando in grado di indicare il percorso da tracciare e la consegna della merce.
Nel frattempo il diesel deve sopravvivere, soprattutto nei motori di alta cilindrata perché sulle piccole city car è già possibile oggi installare motori elettrici adeguati alle esigenze contenute di autonomia del veicolo impegnato in tragitti sostanzialmente brevi. La pensa così anche l’amministratore delegato di Ford per il mercato europeo, Steven Armstrong, che vede un futuro persistente del diesel nei grandi mezzi di trasporto ma non più nelle vetture di utilità urbana: per il top manager, però, è importante recuperare la fiducia dei consumatori sulla eco-compatibilità del diesel e sulle ripercussioni negative che avrebbe la sua sparizione nel mondo del lavoro.
Sembra una contraddizione che proprio un esponente del settore automobilistico americano, principale nemico della incriminata Volkswagen, abbia espresso un parere e una volontà di ripresa del diesel dopo i gravi fatti con cui sono state imposte sanzioni molto ingenti e veti di portata mondiale: è la crudele e ondivaga “legge del mercato” di cui non finiamo mai di stupirci.
Ultima modifica: 11 Maggio 2018