di Franca Ferri
Il 2022 finisce decisamente male per Elon Musk. L’ultimo colpo arriva da un hacker che chiede direttamente al Ceo di Twitter il riscatto per i dati di 400 milioni di iscritti alla piattaforma social, dati di cui sarebbe venuto in possesso sfruttando una vulnerabilità del sistema. Contemporaneamente Tesla ha sospeso per una settimana la produzione di auto a Shanghai: il diffondersi del Covid-19 ha messo fuori gioco dipendenti e fornitori dello stabilimento, che riaprirà il 2 gennaio.
L’hacker, che si identifica come Ryushi, sarebbe in possesso di nome, cognome, email e numero di telefono di 400 milioni di utenti. Lo ha annunciato su ‘Breached’, un forum molto frequentato da hacker, chiedendo una cifra tutto sommato modesta, 200.000 dollari, ma con una clausola ben precisa: l’offerta è rivolta solo a Twitter o ad Elon Musk, non a un qualsiasi acquirente.

Fra quelli a rischio, non mancano i nomi vip: Donald Trump JR, la deputata americana democratica Alexandria Ocasio-Cortez, l’esperto di sicurezza Brian Krebs. Secondo Ryushi, Twitter dovrebbe ricomprarsi i dati per evitare di finire nuovamente multato per non aver protetto adeguatamente la privacy dei suoi iscritti. Il riferimento esplicito è la multa pagata da Meta, 276 milioni di dollari, per la fuga di dati di 533 milioni di utenti di Facebook.
Quanto c’è di vero in questa minaccia?
Le prime verifiche sono state portate avanti dalla Hudson Rock, una società di cybersicurezza israeliana. E il riscontro c’è: oltre ad altri aspetti non divulgabili, fra i mille account ‘in chiaro’ allegati alla richiesta, solo 250 (troppo pochi, secondo gli standard necessari) sarebbero già noti, perché appartenenti a una precedente fuga di dati, quella da 5,4 milioni di utenti del dicembre 2021. In quel caso, gli hacker sfruttarono una vulnerabilità poi corretta dopo qualche settimana. Questa volta di tratterebbe di un’altra violazione, che avrebbe bucato il sistema di archiviazione e di gestione dei dati personali.
Un aspetto che preoccupa ancora di più alla luce dei tagli al personale, dimezzato da Musk subito dopo il suo arrivo a Twitter a fine ottobre: i team tecnici sono stati pesantemente ridimensionati, e non è chiaro se ci siano forze e competenze sufficienti a garantire la cybersecurity.
A Tesla le cose non vanno meglio
L casa produttrice di auto elettriche sta per chiudere il peggior anno della sua storia. Le azioni a Wall Street hanno perso il 70% rispetto al picco raggiunto a novembre 2021, Musk è percepito come assente perché troppo impegnato su Twitter e gli investitori sono sempre più arrabbiati e preoccupati.
Lo stop alla produzione per una settimana a Shanghai, per quanto dovuto al Covid, fa seguito al recente rallentamento della domanda globale di veicoli Tesla. Colpa della congiuntura, certo, ma anche del ‘sentiment’ che sta mutando: se fino a qualche mese fa il marchio veniva percepito come simbolo di ambientalismo e innovazione sociale, da novembre viene visto globalmente come un simbolo negativo e partigiano, a causa delle troppe mosse controverse di Musk su Twitter.
Durante l’estate, Tesla ha aumentato la capacità della fabbrica di Shanghai a oltre 750.000 veicoli all’anno. Ma negli ultimi due mesi la domanda è stata più debole del previsto, e oggi i tempi di attesa per un nuovo veicolo sul mercato cinese sono di quattro settimane: prima di settembre le attese erano fino a cinque volte più lunghe.
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Ultima modifica: 27 Dicembre 2022