Continua la bufera sul petrolio, dopo il crash storico di lunedì, che ha fatto scivolare sotto zero il prezzo del barile Made in Usa.
Il Brent europeo in consegna a giugno è sceso sui minimi dal 2001, chiudendo sotto i 20 dollari, mentre il greggio americano Wti ha perso quota fino a 11,57 dollari.
Ma non è finita qui. Se il crollo del greggio ai minimi storici aveva avuto anche ragioni tecniche, legate all’avvicinarsi della scadenza (ieri) del contratto future di maggio, gli altri fattori che mettono pressione sulla materia prima restano attuali: dalla forte contrazione della domanda, per il lockdown legato al Covid-19 e per la recessione in arrivo, agli alti costi di stoccaggio, alle tensioni tra i Paesi produttori.
«Se gli stoccaggi restano saturi, la volatilità dei prezzi resterà eccezionalmente alta nelle prossime settimane. Questo implica che la produzione dovrà calare presto e in modo significativo per riportare il mercato in equilibrio, cosa che comunque richiederà mesi», segnalano gli analisti di Goldman Sachs.
Il crollo del Wti, aggiungono gli analisti di Mps, non resterà privo di conseguenze: «Trump ha dichiarato che, alla luce del basso prezzo, starebbe considerando di vietare le importazioni saudite», spiegano.
In Texas, il crollo del barile avrà un impatto di non poco conto, con svalutazioni e fallimenti dei piccoli petrolieri, eliminando dal mercato molti produttori americani. Le ricadute del ribasso dei prezzi non tarderanno a farsi sentire anche sui prodotti petroliferi.
Negli Usa il prezzo medio della benzina è già sceso nell’ultimo anno di circa un dollaro, fino a 1,81 dollari al gallone, che corrisponde a 0,48 dollari (0,44 euro) al litro.
In Europa e in Italia i cali dei carburanti sono stati più attenuati. In base alle ultime rilevazioni ufficiali del Mise a gennaio il prezzo medio della benzina era di 1,58 euro al litro, a febbraio di 1,54 euro, a marzo di 1,48 euro. Ieri in modalità self e nei distributori no logo si registravano prezzi di 1,41 euro al litro per la benzina e di 1,30 euro per il gasolio.
Carburanti: in Italia 69% del prezzo finale è composto da tasse
Non bisogna dimenticare però che in Italia il 69% del prezzo finale è composto da tasse (47% accise + 22% di Iva), mentre negli Usa le tasse pesano sulla benzina solo per il 22%. In Italia quindi la componente industriale della benzina è solo il 31% del prezzo finale, composto da un 18% di margine del gestore e 13% di materia prima. Le variazioni di prezzo del petrolio possono incidere solo sul 13% del prezzo finale alla pompa.
Elena Comelli
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Ultima modifica: 22 Aprile 2020