Il mercato auto italiano ha chiuso il 2024 con un lieve calo dello 0,5% rispetto al 2023, attestandosi a “1.558.704 immatricolazioni”.
Dicembre ha registrato un decremento del 4,9% con “105.715 unità ” immatricolate, nonostante due giorni lavorativi in più rispetto all’anno precedente. Il settore si trova a dover affrontare sfide complesse. L’incertezza domina il panorama, influenzata dalla transizione verso la mobilità elettrica e dalle politiche europee.

Mercato auto, cosa va e cosa non va
I dati di vendita mostrano una crescita contenuta per le auto a benzina (29% di quota di mercato, +0,8 punti percentuali). I veicoli a gasolio subiscono una flessione, attestandosi al 13,9% (-3,9 punti percentuali). Le auto ibride si confermano in ascesa, raggiungendo il 40,2% del mercato auto (+4 punti percentuali). Le immatricolazioni di veicoli elettrici (BEV) e ibridi plug-in (PHEV) evidenziano una transizione lenta, con quote rispettivamente al 4,2% (stabile) e al 3,3% (-1,1 punti percentuali).
Secondo Michele Crisci, Presidente dell’UNRAE (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri), “non vi è dubbio che il Green Deal non sia la causa della crisi dell’automotive in Europa“. Tuttavia,
Crisci sottolinea come “la carenza e la disomogeneità degli strumenti incentivanti, della fiscalità sull’auto e della disponibilità di infrastrutture adeguate abbiano evidentemente frenato il mercato auto”. Relativamente all’Italia, Crisci rileva “l’inadeguatezza di una politica solo di supporto alla produzione senza una congrua, coerente e continuativa attenzione di sostegno al mercato delle nuove tecnologie”

Gian Primo Quagliano, Presidente del Centro Studi Promotor, evidenzia come la politica europea sulla transizione energetica stia impattando negativamente sul settore.
A differenza di altri Paesi che incentivano l’auto elettrica, “l’Unione Europea ha vietato a partire dal 2035 di acquistare auto diverse da quelle elettriche“. Quagliano ritiene che, anziché “irrogare multe miliardarie“, la UE dovrebbe prevedere “aiuti alle case automobilistiche tali da compensare i danni prodotti dalla politica adottata dall’Unione nella transizione energetica“.

Anche Adolfo Artusi, Presidente di Federauto (Federazione Italiana Concessionari Auto), esprime preoccupazione per il futuro del mercato auto.
Artusi sostiene che “gli effetti degli incentivi sono stati di fatto più che azzerati a fine anno, proprio perché – arrivati in ritardo e isolati da una revisione complessiva della politica per l’auto – hanno contribuito a disorientare il mercato più che a sostenerlo“.
Secondo Artusi, più che gli incentivi, serve “una politica fiscale sull’auto equa e condivisa, che metta ordine nella giungla delle imposizioni che gravano sugli autoveicoli e ridistribuisca più razionalmente il carico fiscale“.
Artusi chiede inoltre la “revoca del sistema di sanzioni a carico dei costruttori”, sottolineando che, in caso contrario, “le conseguenze sarebbero pesantissime e non solo per i costruttori“.
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Ultima modifica: 3 Gennaio 2025

