Gallerie a rischio, in regola quattro tunnel su dieci. Neppure quelli nuovi si salvano

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Gallerie a rischio, ecco i problemi di sicurezza dei tunnel in Italia.

Norme

Crolli, infiltrazioni, incendi: gli incidenti nelle gallerie italiane sono tutt’altro che rari. Esistono le norme per mettere tutto in sicurezza, ma il nostro Paese ha accumulato ritardi su ritardi. E la situazione è ancora in emergenza. C’è infatti una direttiva europea del 2004 che impone precisi obblighi di sicurezza per le gallerie superiori ai 500 metri della rete Tern. La normativa è stata recepita dall’Italia nel 2006. Ma l’obbligo di adeguarsi è scaduto il 30 aprile 2019, cinque anni dopo Germania e Francia che pure non l’avevano rispettato.

Numeri

Il problema non è affatto secondario: abbiamo più gallerie di Germania, Francia, Grecia e Spagna messe insieme. Non a caso la relazione del 2014 alle Camere prevedeva interventi di adeguamento sui tunnel esistenti per quasi 1,8 miliardi di euro. Il peso di questi adeguamenti non è però solo finanziario. Come spiega infatti Flavio J. Caputo, ingegnere e consulente del Mit, «è aggravato dal fatto che gran parte del patrimonio di gallerie nazionali è datato tra gli anni Sessanta e Settanta».

Strage

La direttiva europea del 2004 è un codice di sicurezza nato dopo la strage del Monte Bianco. Il 24 marzo 1999 un camion prese fuoco nel traforo e alla fine si contarono 39 morti. La maggior parte del patrimonio Tern nel nostro Paese è riconducibile a tre gestori: il principale è Aspi (Autostrade per l’Italia), seguono Anas e Consorzio Autostrade Siciliane. Ma il problema non riguarda solo le gallerie più vecchie: attualmente risulta in regola solo il 40% delle strutture. ‘Fuorilegge’ dunque quasi 240 tunnel.

Ritardi

Nel documento del 7 novembre scorso, indirizzato ai gestori autostradali, il ministero elenca una serie di interventi che andrebbero realizzati «con urgenza». Tuttavia, la stessa commissione ministeriale è rimasta per più di un anno senza presidente dopo il pensionamento dell’ingegner Ricciardi (dicembre 2018). Un ulteriore ritardo burocratico sulla strada della manutenzione e dei controlli. Per ogni galleria è prevista un’ispezione ogni 6 anni, ma la scarsità di risorse ha reso secondaria quest’attività.

Limiti

C’è però un paradosso. Nel documento ministeriale si parla sì di obblighi e interventi «urgenti» per la sicurezza. Tuttavia è lo stesso Mit a raccomandare ai gestori autostradali di adottare «misure di limitazione della circolazione» (ad esempio limiti di velocità e divieti di sorpasso) nelle gallerie non del tutto a norma. Insomma, alle società autostradali viene sostanzialmente fornito un escamotage. Anziché adeguare i tunnel, possono limitarsi a misure d’emergenza che non risolvono il problema. Casomai lo rinviano.

Polemica

Ma i problemi non riguardano solo il traffico e la sicurezza della circolazione. Il Forum H2O ha presentato infatti un esposto che ipotizza pure rischi di infiltrazioni inquinanti nelle falde acquifere intorno al Traforo del Gran Sasso (sull’abruzzese A24). D’altra parte, già l’anno scorso era quasi tutto pronto per una chiusura – poi revocata – a tempo indeterminato di quella galleria. Ma il gestore Strada dei Parchi replica al Forum. «I problemi non sono tali da mettere in dubbio la staticità della struttura».

Ultima modifica: 13 Gennaio 2020