Crisi automotive, Bosch e Marelli tagliano 1.200 posti

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Colpisce anche l’Italia la crisi dell’auto a motore endotermico. Sono stati annunciati ieri settecento esuberi su un organico di 1.700 dipendenti per la Bosch di Bari e 550 esuberi alla Marelli, che pure conferma un piano d’investimenti di oltre 77 milioni nel 2022, «nonostante le condizioni avverse del mercato automotive».

La notizia di centinaia di tagli in Italia da parte di Bosch era nell’aria dallo scorso novembre, in particolare nello stabilimento di Bari, dov’è nato il diesel common rail.

Il diesel, complice la transizione verde, è diventato il passato e l’80% delle produzioni di Bari sono legate alle motorizzazioni diesel e benzina, che termineranno entro il 2035, data oltre la quale in Europa non saranno più immatricolate auto con motore endotermico.

Lo stabilimento aveva già vissuto un momento di grave crisi nel 2017, quando i licenziamenti vennero scongiurati facendo ricorso agli ammortizzatori sociali e alle uscite incentivate di 190 persone.

Adesso secondo la direzione e sarà necessario tagliare di circa il 40% del personale. «È scoppiata oggi a Bari la prima crisi aziendale in Italia causata dal passaggio all’auto elettrica», ha dichiarato il presidente di Confindustria Puglia Sergio Fontana. «La difficile prospettiva rappresentata da Bosch a Bari è conseguenza di questa veloce trasformazione del mercato e di politiche europee drastiche, che penalizzano l’Italia più di altri Paesi, perché siamo la seconda realtà manifatturiera d’Europa», ha so-stenuto Fontana, appellandosi al governo «per individuare una strategia nazionale di riconversione urgente e misure e soluzioni straordinarie per la Bosch e per tutto il settore automotive del Paese».

Anche la Regione Puglia ha chiesto l’intervento del governo: «Invieremo al ministro Giancarlo Giorgetti il verbale di riunione e chiederemo la convocazione urgente di un tavolo nazionale», ha annunciato Leo Caroli, capo della task force.

I 700 esuberi, infatti, potrebbero essere solo l’inizio. Per ora si prevede «l‘adeguamento dell’organico entro cinque anni a 1.000 persone, con 700 esuberi strutturali», ma «a ben vedere la situazione è perfino più grave, poiché le missioni produttive non diesel assegnate a Bari saranno in grado di dare lavoro a circa 450 persone, mettendo oggettivamente a repentaglio l’esistenza stessa dello stabilimento», avvisano i sindacalisti.

Questione Marelli

Marelli, da parte sua, conferma «la volontà di salvaguardare la presenza in Italia» e punta a «individuare soluzioni sostenibili a livello economico e sociale per l’azienda e i suoi dipendenti». Il piano di tagli illustrato ai sindacati si rivolge a una platea 550 dipendenti -dirigenti, impiegati e indiretti – di cui 350 destinatari di accordi di prepensionamento e 200 di incentivi all’esodo, da attuare entro giugno.

Elena Comelli

Ultima modifica: 28 Gennaio 2022