Comparto auto in ginocchio, Guidi (AsConAuto): solo insieme possiamo farcela

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La sospensione generalizzata delle attività economiche e le fortissime limitazioni alla mobilità delle persone, a seguito delle misure governative per arginare la diffusione dei contagi da Covid-19, ha comportato il crollo delle immatricolazioni di autoveicoli nuovi come dell’usato, creando forse la situazione più negativa finora vissuta dal mercato automobilistico.

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In un quadro congiunturale che è e sarà ancora più drammatico, la previsione è di un possibile calo del 60 per cento  del mercato su base annua, come ha dichiarato Adolfo De Stefani Cosentino, presidente di Federauto – Federazione dei concessionari auto – a commento  delle  stime delle immatricolazioni di autovetture nuove registrate nel mese di marzo (dati diffusi dal  ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti). Il mese, infatti, rispetto a quello dello scorso anno, fa registrare una flessione  pari a circa l’86%, definendo così il crollo del volume di lavoro delle concessionarie.

Concessionario vuoto
I concessionari sono vuoti

Per questo il settore Automotive, chiede che vi siano ulteriori misure urgenti da parte del Governo capaci di garantire l’accesso alla liquidità  necessaria  per fronteggiare  le drammatiche difficoltà create dal lockdown.  Evitando in questo modo la chiusura di imprese, importanti cali  di occupazione e la decurtazione di rilevanti entrate fiscali da un settore che garantisce l’11% del PIL del Paese (stima Quintegia).

Va ricordato che sono stati proprio i Concessionari Italiani a prendere atto, fra i primi, del gravissimo pericolo legato alla pandemia che si stava diffondendo. E a chiedere, con grande senso di responsabilità, al Governo d’ ordinare la chiusura delle proprie attività.

Fabrizio Guidi, presidente di AsConAuto, rileva orgogliosamente come  la rete associativa dei Consorzi di Concessionari stia mantenendo, finché le sarà possibile, il proprio servizio per consentire ai service  delle concessionarie e agli autoriparatori affiliati di assistere i mezzi al servizio della emergenza sanitaria nazionale.

Guidi sottolinea che sono stati questi stessi concessionari, oltre 20 anni fa, a promuovere il Progetto Logistico di Asconauto che ha eliminato, dalla circolazione giornaliera cittadina, in tutto il Paese, oltre 22.000 auto che gli autoriparatori utilizzavano per approvvigionarsi dei ricambi, sostituendole con  un parco di oltre 400 mezzi, nuovi, sicuri, con una vita media di 2/3 anni e sempre  meno inquinanti.

In un Paese come l’Italia, che presenta un parco di autovetture circolante con un’anzianità media di 11 anni  (fonte  Unrae),  l’assistenza  post-vendita ha un sicuro rilievo e la utilizzazione del ricambio originale  è una garanzia per la qualità e per la sicurezza del guidatore e del veicolo. “Soltanto la certezza della filiera garantisce il diritto per l’automobilista di non accettare che si anteponga il risparmio, su queste voci di spesa, alla sicurezza propria e altrui” ribadisce il presidente Guidi.

“Nel tempo, le scelte del board dell’associazione hanno saputo  fare uso di innovazioni e tecnologie, creare basi, alleanze e progetti che hanno permesso di sviluppare il brand AsConAuto. Un processo che ha richiesto molto lavoro e tanti investimenti, ma che è stato in grado di offrire stimoli originali e un supporto concreto agli autoriparatori affiliati e ai nostri colleghi concessionari”.

Guidi ha concluso

“Oggi, di fronte alla tragedia che ha colpito il Paese, la strada diviene ancora più impervia. Ma il processo intrapreso, la forza espressa dalle persone della nostra rete e i successi ottenuti fino ad ora, ci spingono ad avere coraggio e a rafforzare le nostre energie  nel proseguire un cammino irto di nuove difficoltà: solo insieme possiamo farcela. Per questo confidiamo che il Governo sappia ascoltare  le richieste che arrivano dalla filiera Automotive. Proposte verificate e concrete che potranno permettere a un settore, che rappresenta una parte così rilevante del PIL, di continuare a lavorare con professionalità e generare profitti  grazie  alle attività diffuse in modo capillare sull’intero territorio, dove supportano non solo tutte le filiere produttive ma anche le comunità locali”.

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Ultima modifica: 2 Aprile 2020

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