Caos monopattini, vigili in rivolta: ora regole

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I monopattini elettrici mettono in crisi la città dell’auto. A Torino la fibrillazione è totale. E la giunta Appendino nuovamente traballa. Prima le multe vessatorie (fino ai 6.500 euro, poi rettificate a 1.048 euro) ai conducenti.

Poi lo scoppio di inevitabili proteste. E, ieri mattina, le dimissioni del comandante dei vigili urbani Emiliano Bezzon (in polemica con l’assessore ai Trasporti Maria La Pietra, accusata di omessa ordinanza). E, a cascata, la remissione della delega dell’assessore alla Pubblica sicurezza Roberto Finardi per solidarietà con Bezzon.

Monopattino elettrico

Se non è un cortorcuito, poco ci manca

La sindaca Chiara Appendino promette chiarezza: «Il comandante ha confermato la volontà irrevocabile di lasciare. Non sta a me entrare nelle sue scelte e la città lo ringrazia per il lavoro fatto. Certamente non dev’essere il capro espiatorio». Continua la sindaca, perché «è evidente che qualcosa non ha funzionato».

Chiara Appendino, sindaco di Torino
Chiara Appendino, sindaco di Torino

Trasporto sostenibile, sicurezza della circolazione, rispetto delle gerarchie, vecchie e nuove ruggini all’interno di Palazzo e della macchina amministrativa: tutto si tiene nella concatenazione di eventi che vale una simbolica ribalta nazionale.

Appendino prende tempo

«Politicamente non ci fermiamo sull’obiettivo della mobilità sostenibile ma abbiamo la responsabilità di far sì che avvenga bene, in sicurezza, con comunicazioni chiare. Da parte mia c’è la volontà di capire cosa abbiamo sbagliato, sia sul lato politico che tecnico, e non mi sottraggo neanche io, in quanto vertice dell’ente. Vogliamo riuscire a dare una risposta nel più breve tempo possibile rispetto alla modalità con cui si può usare il monopattino e ci vorranno ancora 48 ore per dare informazioni certe» all’utenza elettrica ormai sul piede di guerra.

Tutto nasce dalla contravvenzione monstre sbattuta in faccia il 19 ottobre a un 24enne lavapiatti nigeriano conosciuto con il soprannome di Lyke, fermato dai vigili urbani mentre circolava contromano, senza patente e a velocità superiore a 6 km/h.

Il ragazzo chiede aiuto, teme di essere espulso, e un benefattore si offre di pagare la multa rettificata (154 euro per mancanza di libretto, 74 per la targa, 849 per l’assicurazione).

Seguono contravvenzioni ad altri malcapitati conducenti. E la vicenda esplode politicamente. Perché Torino – dicono i 5 Stelle al governo della città – sostiene compatta «la sperimentazione dei monopattini elettrici. R tutte le iniziative per favorire la micromobilità e la sostenibilità ambientale». R di conseguenza non può vessare i cittadini che si allineano all’obiettivo seguendo dinamiche di larga diffusione.

Il problema però esiste.

E il decreto Toninelli, consentendo ai Comuni di avviare una sperimentazione biennale dallo scorso 27 luglio, ha semplicemente rinviato la soluzione. «Eppure basterebbe equipararci alle biciclette elettriche». Ficono i fan del nuovo mezzo, ormai venduto ovunque, dai siti di e-commerce ai market sotto casa.

Micromobilità elettrica, decreto firmato. Hoverboard

Ma un conto è il boom di mercato, un altro la giungla normativa. In assenza di delibera comunale, i monopattini elettrici rischiano infatti di essere parificati ai ciclomotori. Per guidarli, oltre alla patente, servirebbero quindi targa, libretto e assicurazione. Ma gli utenti – anche volendo – non potrebbero comunque mettersi in regola. Il biennio di prova non prevede procedure di emersione.

Come minimo, tutto rinviato al termine della sperimentazione

La cosiddetta mobilità dolce potrebbe quindi diventare insostenibile se, in assenza di puntuali interventi cittadini, i vigili urbani utilizzassero ovunque il metro torinese. Roba da rivolta stradale.

Anche per l’evidente sproporzione tra contestazione e contravvenzione. Per ora solo pochi Comuni hanno correttamente avviato il nuovo corso, inclusa viabilità e cartellonistica ad hoc per la circolazione di monopattini elettrici, hoverboard, segway e monowheel in ambito urbano con limite di velocità a 20 km/h.

A Torino il caso è politico.

«Il comandante Bezzon paga di tasca propria l’aver fatto rispettare il codice della strada. E di non essersi piegato a una narrazione meramente politica. Che parlava di monopattini e mobilità alternativa senza essersi minimamente preoccupata di adeguare le norme a queste buone intenzioni». Dbotta Fabrizio Ricca, capogruppo della Lega in Consiglio comunale.

Durissima Italia Viva. «Con le dimissioni del comandante della Polizia municipale, si allunga ancora la lista delle persone che hanno dovuto lasciare l’incarico a causa della malafede e dell’incompetenza di Chiara Appendino». Sottolinea la parlamentare Silvia Fregolent. «Le dimissioni sono l’epilogo di un regolamento di conti dentro l’amministrazione comunale governata da una maggioranza da operetta». Dichiara Fratelli d’Italia. La sindaca prova a resistere nazionalizzando il problema. «Attendiamo le nuove direttive del Ministero, necessarie per fare chiarezza in tutto il Paese»

Giovanni Rossi

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Ultima modifica: 5 Novembre 2019