L’auto lascerà una delle sue “case” per eccellenza? La Brexit alimenta nuvoloni sulla Gran Bretagna, minacciata da prospettive poco serene per le quattro ruote. A ciò si aggiunge l’annuncio del premier Boris Johnson, che ha dato sfratto alle vetture benzina, Diesel e ibride sul suolo britannico dal 2035 ha coltomolté di sorpresa .
Per le auto a motore termico una messa al bando con quindici anni in anticipo (2050 per l’Europa).
Le questione è complessa, la Brexit invece è l’attualità.Si prospettano problema per le industrie auto in UK, anche se la situazione è molto fluida. Anche se prevale il pessimismo. Oltremanica il comparto automotive complessivamente coinvolge quasi 480.000 lavoratori.
La SMMT (Society of Motor Manufacturers and Traders) afferma, che tra dazi doganali, altre “barriere nascoste dietro ai confini”, i soldi già investiti, quantificati in 600 milioni di euro per preparare il terreno alla Brexit, sono e saranno molti gli ostacoli per chi produce auto nel Regno Unito. Un sorta di disincentivo.
Chi si impegnerà, dovendo valutare anche la doppia omologazione, prima in UK e poi in UE, per le auto prodotte in terra inglese, di impegnarsi con investimenti sempre più pesanti?
Chi produce nello United Kingdom
Sin dagli anni Ottanta la Gran Bretagna è stata tra le nazioni preferite dal molti Costruttori, grazie alla tassazione, per costruito fabbriche.
Ecco un breve elenco
- Costruttori europei. PSA, BMW (MINI e Rolls Royce), Aston Martin con Mercedes, Bentley con Volkswagen. Poi Jaguar e Land Rover per l’indiana Tata.
- Costruttori giapponesi. Nissan, Honda e Toyota,
- Altri. Lotus per i cinesi di Geely e infine l’americana Ford, seppur legata alla filiale di Colonia.
Tutti anno legami di fornitura (fondamentale) di componenti con l’Europa. Ciao ha creato corsi problemi, Tempi allungati e soldi persi per il distacco dall’UE, e non è questione di una pandemia come il corona virus. ACEA ha stimato il giro di affari in ben 11,4 miliardi di euro. Rolls Royce, simbolo del lusso e del prestigio su quattro ruote della nazione, è assemblata con oltre il 90% dei pezzi provenienti da oltremanica.
Le big che rischiano
Rischi per JLR. Jaguar e Land Rover, un tempo orgoglio del Regno Unito, ma di proprietà di un Gruppo di una ex colonia, per numero di impianto e auto prodotte, è quella destinata a soffrire di più. Dovendo stoccare molti componenti e quindi accumulando costi. Stessi problemi per Aston Martin. Piove sul bagnato, verrebbe da aggiungere, perché molti di questi Marchi sono in situazioni di mercato di perdita di quote e di produzione
Anche MINI ha rinviato la prossima generazione e non è escluso che sposti ancor di più la produzione in Olanda. Sarebbe uno smacco.
Altro big, Nissan storicamente produce a Sunderland, nella fabbrica più grande sull’isola ha già fatto sapere che i dazi per esportare le auto in UE, che rappresenta il 70% della domanda, non renderebbero più profittevole l’attività. Guai seri.
Invece Honda è già al passo successivo: il prossimo anno chiuderà la fabbrica di Swindon, anche se non ha fatto dipendere questa scelta dalla Brexit. Ma dopo 36 anni si tratta di un addio doloroso. Che lascerà il segno.
Anche Ford se ne andrà?
Infine Ford sta ristrutturando la sua dislocazione di fabbrichelivello mondiale, in Gran Bretagna ha tre impianti principali, Bridgend, Dagenham e Halewood, anch’essi sotto stretta osservazione. L’intenzione sarebbe di concentrare in Europa. Lasciando solo il centro ricerche di Dunton. Non sono prospettive positive.
Ultima modifica: 10 Febbraio 2020