Si chiamano ADAS (Advanced Driver Assistance Systems), o ausili alla guida. Sono quei sistemi elettronici, sempre più presenti sulle nostre auto, che aiutano il guidatore a pilotare la vettura in piena sicurezza e, in qualche caso, gli possono salvare la vita.
Alcuni dispositivi sono apprezzati soprattutto per la loro praticità. Alludo a telecamere e sensori di parcheggio o al Cruise control adattivo, capace di mantenere l’auto in colonna alla distanza giusta dal veicolo che la precede.
Ma ce ne sono altri che diventano veri e propri angeli custodi. Mi riferisco alla frenata automatica assistita, al rilevatore di presenza nell’angolo morto.
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E ancora alle tecnologie predittive, che segnalano l’arrivo di un’auto o di un pedone mentre fai retromarcia. O ti immetti su una strada con diritto di precedenza.
In tutte queste situazioni un momento di distrazione o un ritardo nel compiere la manovra possono risultare fatali. Ma anche i sistemi di mantenimento della corsia, che molti escludono perché detestano sentire il volante che si irrigidisce per restare al centro della carreggiata, vanno rivalutati.
Un colpo di sonno o un piccolo malore sono sempre in agguato e questi sistemi di guida automatica permettono all’auto di prendere il controllo della situazione e mettere in salvo i passeggeri.
ADAS, un angelo custode a bordo
La nuova frontiera, annunciata da Volvo e altre grandi case automobilistiche, è quella della verifica costante dell’attenzione del guidatore.
Grazie a una serie di telecamere rivolte verso il pilota, si monitorano i suoi comportamenti. E se qualcosa non va (sonnolenza, distrazione, uso improprio del cellulare) un segnale sonoro lo riporta alla realtà. Grazie Adas.
Giuseppe Tassi
Ultima modifica: 23 Novembre 2020