Fino a soli 4 mesi fa non avremmo mai pensato di trovarci a scandire tempo e libertà in fasi. A febbraio è scattata l’emergenza coronavirus e di conseguenza abbiamo dovuto rimodulare tutto il nostro tempo, la nostra vita. L’emergenza sanitaria è infatti riuscita a coinvolgere tutti gli ambiti delle nostre vite: gli studenti hanno smesso di andare a scuola e hanno dovuto familiarizzare con la cosiddetta didattica online. Molti hanno smesso di andare in ufficio o in azienda e hanno dovuto trasformare il lavoro tradizionale in smartworking, lavorando da casa, con più o meno difficoltà. Altri invece sono stati in prima linea: personale sanitario, addetti alla distribuzione degli alimenti, personale dei supermercati. Fondamentale il lavoro svolto dai medici e dalle migliaia di operatori sanitari, senza i quali sarebbe stato impossibile andare avanti.
Parlando di impatto del coronavirus, sono molti i settori che hanno risentito dell’effetto covid19, tra cui il settore dell’automotive. Quali sono gli impatti del coronavirus sul mondo automotive? Per esempio, che cosa accade in tema di garanzia?
Automotive, profondo rosso
L’effetto del coronavirus sul mercato delle auto è stato forte, forse ancora più forte della crisi economica del 2008 – 2010. In tempo di lockdown nessuno ha potuto acquistare auto essendo chiusi i concessionari, inoltre, fatta eccezione per alcuni per esigenze specifiche, l’uso dell’auto è stato vertiginosamente ridotto, lo testimonia anche la riduzione di incidenti, calati di circa il 90 per cento. Le carrozzerie sono rimaste aperte in quanto il codice della loro attività lo consentiva, ma la loro attività si limitava alla sanificazione delle vetture. Le officine effettuavano interventi urgenti, ma non lucidavano e riparavano auto. Il settore dell’automotive probabilmente impiegherà molto tempo per risollevarsi, c’è chi parla di tre anni e chi di almeno 18 mesi. D’altro canto chi è che in tempi di incertezza, corre ad acquistare un’auto? Inoltre i lavoratori in modalità smart working usano ancora poco l’auto, ma è vero anche che le vetture di proprietà attualmente rappresentano uno degli ultimi baluardi di sicurezza, meglio usare la propria auto rispetto ai mezzi.
La fase 2 non è normalità
La fase 2 non rappresenta la normalità, se con normalità vogliamo definire tutto quello che si faceva ex ante epidemia da coronavirus. E’ molto probabile che quella normalità non tornerà mai, perché sono troppe le abitudini mutuate in questi mesi: è la cronaca a dirlo, sono le statistiche, gli studiosi. Ma che cosa cambia nel mondo automotive? Ciò che cambia veramente è forse il momento in cui cambiare l’auto: per alcuni manca la spinta a recarsi dal concessionario e firmare un contratto, per altri invece può essere il vero e proprio segno di una ripartenza. Si cambia auto e si riparte, con slancio. Ma come entra la fase 2 nell’acquisto delle auto? Che cosa cambia? Cambia qualcosa? Cambia qualcosa nei contratti, nelle garanzie? Vediamo nel dettaglio.
Garanzia e pandemia, due strade parallele
Tra i tanti bonus che il governo ha garantito in questo difficile periodo, quali il bonus baby sitter, il bonus ristrutturazioni, il bonus professionisti e il bonus biciclette, il mondo delle auto non compare in alcun provvedimento.
Prima dell’epidemia del coronavirus, nell’ottica di una mobilità più sostenibile, si spingeva verso aiuti mirati a svecchiare il parco macchine, ora la questione mobilità green sembra essere ferma, perché l’obiettivo è un altro, ed è giustamente quello di tutelare la salute. Difficile pensare che verranno messi in atto dei meccanismi a supporto del sistema auto, a meno che i concessionari stessi non si adoperino per sviluppare campagne stimolanti per rendere l’acquisto interessante.
In termini di garanzie con la fase due nulla cambia: la garanzia resta tale e quale a quella di sempre, eventualmente si può estendere in accordo con il concessionario e con delle clausole ben precise. Inutile aspettarsi altri risvolti per il momento.
Ultima modifica: 30 Giugno 2020