Uno dei talenti più cristallini nella storia dei motori lascia le competizioni nel pieno della gioventù dopo aver vinto ai massimi livelli. Come spiegare una decisione del genere? A Casey Stoner senz’altro non fa difetto l’orginalità.
Casey Stoner
Stoner è pilota dalle doti tecniche eccezionali, uno stile di guida che rasenta la perfezione. E anche un professionista esemplare, impegnato in estenuanti sessioni di prova per mesi con l’obiettivo di far crescere la moto affidatagli.
L’australiano di Southport scioccò tutti nel 2012, annunciando l’abbandono della serie regina del Motomondiale, dopo aver calcato la scena in tutte le categorie “minori” con ottimi risultati. Era l’11 novembre del 2012 quando l’ancora giovanissimo Stoner diede seguito a quanto annunciato già nel corso della stagione: “Mi ritiro”.
L’ultima sulla scena del MotoGp fu a Valencia. Quel giorno Casey salutava un mondo che fino all’ultimo istante aveva sperato in un ripensamento. E invece il “canguro mannaro” – come fu ribattezzato ironicamente proprio dai telecronisti italiani – non è più tornato sui propri passi se non in ruoli defilati.
Casey Stoner prima del ritiro
Alle sue spalle il driver australiano lasciava una breve ma sfolgorante carriera: 176 gare disputate nel Motomondiale con una percentuale di podi impressionante: il 50% circa pari a 89 piazzamenti tra i primi tre. E in 45 occasioni il gradino raggiunto fu quello più alto.
Notevoli anche il numero di pole position raggranellate (43) e i giri veloci: 33. Ma soprattutto nel palmares del pilota del Nuovo Continente restano impressi a fuoco i due titoli mondiali conquistati in MotoGp con due marchi diversi: Ducati nel 2007 e Honda nel 2011. E in particolare è il trionfo con la casa di Borgo Panigale a rimanere indelebile nella storia della disciplina. Mai nessun altro, nè prima nè dopo Casey, è riuscito a fare altrettanto con la velocissima e potente ma poco gestibile moto italiana.
Ritiro di Stoner
Basti dire che ci hanno provato in tanti, persino giganti come Valentino Rossi e Jorge Lorenzo, senza riuscirvi. Ma allora quali furono i motivi che fecero prendere a Stoner una tale decisione? Fu un mix di fattori a determinare la scelta, come ha chiarito più volte lo stesso pilota. Ma due su tutti: la condizione di fortissimo stress generata dal correre sempre sul filo del rasoio e i rapporti non idilliaci con il potere del circus rappresentato dalla Dorna. ”
Sono state fatte alle mie spalle cose che mi hanno fatto capire che il paddock e tutto il resto non sono altro che un business, non c’è passione”
dichiarò con franchezza Stoner.
Una posizione che di fatto non è più mutata anche se nel 2015 tutti sperarono in un rientro in grande stile con il ritorno alle competizioni in sella a una Honda nella 8 Ore di Suzuka. Ma una caduta e altre ragioni lo spinsero a non proseguire. Stoner ha comunque svolto per anni l’attività di collaudatore per la Honda e tuttora si vocifera ancora di un ipotetico rientro che avrebbe del clamoroso.
Ultima modifica: 5 Settembre 2019