Se ne parla da tempo in termini ottimistici, eppure le auto a idrogeno ancora non sono sulle strade. Con cadenza periodica, il settore automotive comunica di aver trovato la quadra ai difetti insiti nella motorizzazione a idrogeno, annunciando il lancio di una serie di modelli. A conti fatti e a ben guardare, però, si tratta sempre di concept, di prototipi, di auto futuribili. Belle da vedere, ma praticamente inutilizzabili.

Perché è vero che la motorizzazione a idrogeno sembra essere un ottimo compromesso tra prestazioni e impatto ambientale, ma per la sua messa in strada, c’è ancora un nodo da sciogliere. Vediamo quale.

Auto a idrogeno: l’auto del futuro

Si fa presto a demonizzare il diesel, mettendolo alla gogna e rendendolo il capo espiatorio di tutti i mali possibili e immaginabili a carico dell’ambiente. Eppure, il diesel, soprattutto quello di ultimissima generazione, sembra essere ancora un buon compromesso tra prestazioni sostenibili e impatto in atmosfera. Eppure, nonostante la motorizzazione diesel (e benzina) continui a muovere milioni e milioni di persone, i detrattori non fanno altro che decretarne la fine, dicendo che sono oggi disponibili trazioni alternative più efficienti e meno inquinanti. Vero, verissimo: si pensi alle auto ibride, ai pensi a quelle elettriche, si pensi pure a quelle a idrogeno. Fatto salvo però l’ibrido, le auto elettriche e quelle a idrogeno, chi più e chi meno, devono ancora scontare l’innovazione tecnologica che portano con sé. In altre parole, per essere davvero alla portata di tutti, devono ancora messe a punto le infrastrutture adeguate per ricaricarle. Altrimenti, è come non averle.

L’elettrico è diverso

In realtà, va detto, occorre fare dei distinguo. Perché se è vero che l’elettrico è una tecnologia acquisita e, tutto sommato, oramai diffusa, per l’ibrido si brancola ancora nel buio. Nel senso che se è vero che i costruttori sono pronti, è altrettanto vero che, in Italia, di fatto è impossibile mettersi al voltante di una auto ibrida: semplicemente perchè non si può caricare. A meno che non si abiti molto al nord, e su punti fuori frontiera: i Paesi dell’Europa del Nord, infatti, sono pronti e sono operativi.

Ma, la domanda sorge spontanea, che tempi avrà la diffusione? Non è facile fare una previsione, ma non è difficile pensare che per vedere questa tecnologia diffusa sulle nostre strade, occorrerà aspettare un po’ di tempo. Il tempo tecnico di mettere in piedi una rete infrastrutturale adeguata e il tempo che servirà alla politica a dare una spinta a una tecnologia senza dubbio pulita.

Ultima modifica: 30 Maggio 2019