«Il vero futuro dell’automobile è nell’idrogeno. E qualcuno in Giappone lo ha già capito». Jarno Trulli è stato l’ultimo pilota italiano a vincere il Gran Premio di Montecarlo, nel 2004.
È uno dei pochi assi del volante ad avere sperimentato anche il fascino delle competizioni riservate alle vetture elettriche, gareggiando in Formula E. In un certo senso, è un pioniere della mobilità alternativa.
«Ma io sinceramente – spiega l’ex driver di Renault e Toyota – non credo che l’elettrificazione totale della produzione automobilistica sia la soluzione. È giusto porsi il problema del mutamento climatico, ci mancherebbe. Ho un figlio di 14 anni, Enzo, va forte con il kart e spesso mi chiedo che pianeta erediterà dalla mia generazione. Eppure…».
Eppure?
«Senti, se tutte le auto sulla faccia della terra diventassero elettriche come smaltiremmo le batterie? Dove le sistemeremmo? Le spediamo nello spazio?!? Inoltre occorre anche essere consapevoli che ancora per generare energia elettrica si fa in parte ricorso al petrolio, ai fossili. Quindi l’inquinamento diminuirebbe solo parzialmente».
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Sbagliano allora i costruttori a investire tanto sull’elettrico?
«Non sbagliano se pensiamo alla macchina elettrica come seconda vettura di famiglia, buona per gli spostamenti brevi, per il ciclo urbano. In questo l’elettrico rappresenta una opzione straordinaria, da sviluppare assolutamente. E dirò di più: io renderei obbligatorio l’uso di mezzi pubblici di trasporto esclusivamente elettrici, sempre per il discorso che facevo prima. Eliminare del tutto le emissioni nelle aree cittadine è possibile già oggi».
Ma la vera svolta è un’altra.
«Dobbiamo arrivare alla automobile che va ad idrogeno. E non sto parlando di un sogno remoto, realizzabile solo fra cento anni. L’idrogeno come tecnologia applicabile alla mobilità è già qui».
Sicuro?
«Ci sono aziende che hanno investito sulla ricerca. La Toyota, che ha aperto la strada dell’ibrido, non si è convertita alla elettrificazione totale perché crede nell’idrogeno. I giapponesi hanno già un modello pronto. Di sicuro sarà una sfida eccitante e rischiosa. Se le automobili funzionano con l’idrogeno e funzionano, per chi produce petrolio lo sconvolgimento sarà enorme».
A proposito di sconvolgimenti: come la mettiamo con l’auto che si guida da sola?
«La mettiamo che a un ex pilota di Formula Uno una domanda del genere nemmeno andrebbe posta, è provocatoria! Scherzi a parte, quel tipo di tecnologia ormai esiste e io immagino possa affascinare i più giovani, che sono multitasking e dunque si divertono pure se salgono su un’auto e fa tutto il computer di bordo mentre tu guardi sul cellulare una serie di Netflix o mandi foto a un amico. Ma c’è un gap generazionale».
Tradotto?
«Chi ha almeno quaranta anni vive l’auto come una testimonianza di indipendenza, come una forma di autonomia, al limite anche come espressione di uno stile di vita. Se la vettura me la guida il computer di bordo, che mi resta di tutto questo?».
E che resta della Formula Uno, che sta per ripartire?
«Tanto di cappello alla egemonia di Hamilton, ma la dittatura Mercedes dura da troppo tempo. Spero nella Ferrari, senza essere però tanto ottimista».
È vero che Enzo Trulli, tuo figlio, è un asso del kart?
«Va molto molto forte, sì. Io gli faccio da tutor e pure da meccanico. Enzo ha 14 anni, è un adolescente ma ammetto che promette bene».
Magari sarà lui a battere Hamilton, un giorno.
«Dai, non esageriamo...».
Leo Turrini
Ultima modifica: 16 Marzo 2020