Otto domande a Enrico Gelpi, presidente dell’ Aci

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ENRICO GELPI dal 5 Dicembre 2007 e’ il nuovo presidente dell’Aci. Nato a Como nel 1954 e’ sposato. Laureato in giurisprudenza all’Universita’ Cattolica di Milano nel marzo 1978, avvocato, svolge la libera professione con studio in Como, patrocinante in Cassazione. Dal giugno 1997 e’ presidente dell’automobile Club di Como, Componente assemblea Automobile Club d’Italia.
Nel novembre 2006 (per il quadriennio 2007/2010) viene eletto nel consiglio generale dell’Aci e nel comitato esecutivo. Dal settembre 2000 al marzo 2005 Gelpi e’ il vicepresidente della Commissione Sportiva Automobilistica Italiana (Csai). Rieletto componente del Comitato esecutivo della Csai nel novembre 2005 e riconfermato vicepresidente nazionale nel dicembre 2005 per il triennio 2006-2008.

{{IMG_SX}}Lei e’ arrivato in uno dei momenti piu’ difficili per l’Aci? Serve una rivoluzione ?
“No, serve pero’ discontinuita’, per riportare l’Aci al ruolo suo proprio istituzionale e di libera associazione. Questo ci consentira’ di rispondere meglio alle attese dei nostri soci e di tutti gli automobilisti italiani, che dobbiamo difendere e rappresentare. “
L’Aci puo’ essere considerata una sorta di <<sindacato>> a difesa degli automobilisti?
“Sindacato e’ una definizione impropria: l’Aci ha caratteristiche diverse. E’ un’associazione che presta servizi ad oltre un milione di soci, riveste inoltre un ruolo istituzionale d’interlocutore del mondo politico e amministrativo sui temi, decisivi, della mobilita’.”
Guardando all’estero, gli automobile club partecipano molto di piu’ alla vita <<sociale>> del settore come enti super partes. E in Italia?
“Non abbiamo mai fatto una difesa corporativa degli automobilisti, ma abbiamo sempre avuto come punto di riferimento la necessita’ di saper conciliare gli interessi dei singoli con quelli della collettivita’. In questo senso siamo stati sempre “super partes”e soprattutto fautori di una mobilita’ veramente sostenibile. Il nostro Manifesto 2008 e’ emblematico. “
Recentemente Lei ha preso posizione sugli incidenti ai pedoni proponendo 30 all’ora in citta’. Non pensa di dover allargare la problematica alla carenza di infrastrutture senza colpevolizzare solo gli automobilisti?
“Tutti gli utenti della strada hanno diritti ma anche doveri. Questo vale anche per i pedoni. Di fronte a quanto sta avvenendo e all’impressionante numero di vittime, noi abbiamo richiesto di rivedere le norme che riguardano i pedoni. Dando loro la precedenza fin dal momento in cui si accingono ad attraversare sulle strisce e rendendo piu’ visibili gli attraversamenti. Oggi, su molte strade ce ne sono troppi e sono mal segnalati: meglio averne magari di meno ma piu’ sicuri. Quanto alla velocita’, ho solo fatto presente che se colpito da un’auto a 50 all’ora, un pedone ha solo il 50 per cento di possibilita’ di sopravvivere. “
Da un presidente dell’Aci ci aspettavamo che parlasse anche del gap infrastrutturale e del mancato adeguamento ai paesi esteri in fatto di segnaletica…
“Lo abbiamo fatto. Nel “Manifesto degli Automobilisti 2008” abbiamo chiesto investimenti per la messa in sicurezza dei punti neri della rete stradale, la costruzione di nuove infrastrutture, la revisione complessiva della segnaletica su tutta la rete stradale ordinaria. La segnaletica di oggi non indica ma confonde. “

Cosa pensa del fatto che invece di educare gli automobilisti (vedi assenza di controlli con pattuglie) si pensa solo a far cassa con le contravvenzioni tramite autovelox?
“Tutto il male possibile. Lo scopo delle sanzioni deve essere educativo e preventivo. Invece molti Comuni se ne servono per fare cassa. Inoltre il Codice della Strada prescrive che una parte del ricavato sia destinato a rendere piu’ sicura e scorrevole la circolazione stradale, ma non prevede sanzioni per i Comuni inadempienti. Noi chiediamo invece che i Comuni che non rispettano questa norma siano penalizzati direttamente, con sanzioni, o indirettamente, con minor trasferimenti di risorse.”
E del fatto che abbiamo il costo dei carburanti piu’ cari d’Europa? Cosi’ per le autostrade, che devono ancora sopperire al gap infrastrutturale rispetto al costo del pedaggio?
“Sono difetti antichi del nostro sistema di mobilita’. Noi pensiamo che lo Stato non debba lucrare sugli aumenti del petrolio. Chiediamo che l’adeguamento delle accise, che agiscono sull’Iva, sia automatico. Quanto ai pedaggi e’ necessario che una consistente parte degli introiti delle societa’ autostradali sia investita per il miglioramento della rete.”
Ci e’ sembrato, il suo, un nuovo corso Aci troppo governativo. E cosi’? E cosa si aspetta dal nuovo governo? E della societa’ di Aci con Mondadori?
“Qualsiasi Governo deve confrontarsi, a prescindere dalla maggioranza politica che lo sostiene. Per questo, prima delle elezioni, abbiamo inviato il nostro Manifesto a tutti i candidati premier e ne abbiamo valutato le reazioni, tutte molto positive. Adesso che gli elettori si sono espressi, noi ci confronteremo con chi ha vinto senza alcun pregiudizio. Per quanto riguarda Mondadori si tratta di un’iniziativa editoriale che risale a diversi anni fa e che non riguarda il complesso della comunicazione dell’Aci ma solo alcune riviste specializzate di automobilismo”.
 

 

Ultima modifica: 16 Novembre 2017