Il mito di Enzo Ferrari racchiuso in un museo Oggi l’inaugurazione a Modena accanto alla sua casa natale

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Il mitico Drake e la sua rivoluzione: oggi l’inaugurazione a Modena della struttura progettata dall’architetto Jan Kaplicky. Enzo, un grande anticipatore che concepi’ l’automobile come un’opera d’arte, e’ tornato a casa  di Leo Turrini

di Leo Turrini

Modena, 10 marzo 2012 – Fare tutto. Da solo. Hardware e software, insieme. Scegliere forme di promozione del proprio prodotto originali, rivoluzionando l’idea stessa del marketing. Infine, difendere con orgoglio l’esclusivita’ e l’unicita’ delle idee nate da una creativita’ non imitabile. Ecco. Non stiamo parlando di Steve Jobs, il padre-padrone della Apple (e giu’ a cascata con Mac, iPod, iPhone, iPad, eccetera). Stiamo parlando, invece, di Enzo Ferrari. Un italiano nato a fine Ottocento, vissuto gloriosamente e dolorosamente nel Novecento, eppure cosi’ in anticipo sui tempi da appartenere, magari senza saperlo, al nuovo millennio.

Oggi, sabato 10 marzo, Enzo Ferrari torna a casa. Simbolicamente e fisicamente: Modena, la sua citta’, la sua anima, il suo cuore, gli dedica un museo speciale, allestito a ridosso dell’abitazione che lo vide venire al mondo, il 18 febbraio 1898. Narra la leggenda, per una volta vera, che il futuro “Drake”, come vollero piratescamente chiamarlo gli inglesi, vendette quelle mura, quando era giovanotto, per comprarsi la prima vettura da corsa. Anche Steve Jobs, molti decenni piu’ tardi, avrebbe messo in gioco tutto se stesso, pur di coltivare il sogno di una rivoluzione.

Ci sono uomini che scappano, con coraggio, da un destino gia’ scritto. Il padre di Ferrari aveva una fonderia, al figlio non sarebbe riuscito difficile calcarne le orme. Invece aveva nella testa un progetto di avvenire scaturito da scintille geniali. Se nel resto del pianeta immaginavano la nascente cultura dell’automobile come strumento per la mobilita’ di massa, a Enzo venne in mente, invece, che i mezzi su quattro ruote potevano aspirare ad una dignita’ alta. Si spinse fino ad intuire che ‘la macchina’ aveva in se’ il Dna dell’opera d’arte. Dell’oggetto di lusso. Della testimonianza, quasi sfrenata, della voglia di liberta’ dell’individuo. La Ferrari, cosi’ come la conosciamo e amiamo oggi, e’ partita da li’. Dalla cessione di una casa, sempre rimpianta dal venditore. Che adesso, in nome di una scommessa che mischia il sentimento all’imprenditoria, torna ad accogliere il ragazzo che se ne ando’. Se ne ando’ per diventare un Mito.

Da Modena, Ferrari non si e’ mai allontanato. Fece arrabbiare Mussolini, quando gia’ era celebre gestendo la Scuderia che mandava a vincere le Alfa Romeo, rifiutando di tornare a Roma dalla seconda meta’ degli anni Trenta. Fece impazzire Henry Ford, negli anni Sessanta, quando non firmo’ l’accordo con la grande casa di Detroit in assenza di certezze sulla autonomia e l’indipendenza dello stabilimento di Maranello. E infine Enzo, non piu’ giovane ma sempre poeta nello spirito, mise per iscritto il suo amore per le radici, le origini, la base di partenza. Basta sfogliare la sua autobiografia o le sue interviste: “Lontano da qui, da gente rivoluzionaria che ha la meccanica nel sangue, non sarei diventato quello che sono”.

E allora. Allora, e’ giusto che Modena, tramite le istituzioni, abbia deciso di riportarlo tra le mura di casa, un figlio tanto nobile e cosi’ irripetibile. Accanto alla residenza la fantasia dell’architetto praghese Jan Kaplicky, purtroppo scomparso, ha edificato un museo affascinante, con una copertura interamente gialla, perche’ giallo e’ il colore della citta’ e giallo e’ lo sfondo che il Drake, mica per niente, scelse per il suo Cavallino Rampante. L’investimento complessivo supera i diciotto milioni di euro: un’opera maestosa, una cattedrale riempita da frammenti di motore e di amore, per l’inaugurazione saranno esposte macchine meravigliose, dall’Alfa di Nuvolari alla prima Ferrari, passando per le Maserati e le Stanguellini. Ben tornato a casa, Enzo.

Ultima modifica: 16 Novembre 2017