Marchionne: “Chrysler non e’ morta, siamo tornati”

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E’ una sfida quella lanciata dall’amministratore delegato della Chrysler

{{IMG_SX}}“Chrysler non e’ morta, siamo tornati”. E’ una sfida quella lanciata dall’amministratore delegato della Chrysler, Sergio Marchionne, che non ha tirato il fiato per nove ore filate. Il manager Fiat ha preso la parola alle 11.13 del mattino e alle 20.00 stava ancora rispondendo alle domande dei giornalisti sul piano di rilancio Made in Italy della casa automobilistica Usa e sulla bonta’ dell’alleanza Chrysler-Fiat. E per convincere gli scettici non poteva che portare ad esempio la riscossa del Lingotto. “Noi abbiamo corso per qualcosa che sembrava morto – ha detto – e abbiamo avuto successo. Io capisco lo scetticismo ma pensate a Fiat che ha realizzato il suo miglior risultato degli ultimi 109 anni”. Il successo, ha pero’ avvertito, “non e’ stato un miracolo: e’ stato frutto di lavoro e questo e’ quello di cui ha bisogno Chrysler”. Per l’amministratore delegato piu’ amato dai sindacati (anche quelli americani e canadesi che di Chrysler sono azionisti e che lo hanno calorosamente salutato) non e’ ammesso arrendersi. “Non possiamo essere vittime di una processo di concorrenza – ha affermato – dobbiamo andare la’ e combattere. Non mi piacciono i mercati protetti, mi piacciano i mercati aperti. Lasciatemi combattere con la mia Chrysler. La strada e’ lunga ma cio’ conta e’ la volonta’ di competere e nel team dei 24 (la squadra di vertice) non c’e’ nessuno rilassato. Ce la stiamo giocando: e’ l’ultima chance per Chrysler e se facciamo una cavolata adesso…”. La campagna di marketing della nuova Chrysler e’ molto aggressiva e incentrata sulla clientela.

 

L’obiettivo e’ di raddoppiare le vendite a 2,8 milioni di unita’ entro il 2014 e di generare in cinque anni 3 miliardi di dollari di utile. Nel difficile mercato americano la quota e’ prevista in aumento al 13% dall’attuale 9%. “E le nostre stime sono molto prudenti, piu’ che prudenti e io neppure concepisco uno scenario peggiore”. Meta’ dei futuri modelli Chrysler avranno un’architettura Fiat perche’ “il Dna della Fiat e’ nel sangue – ha sottolineato Marchionne – e non c’e’ nulla da fare”. I profitti resteranno nel Paese in cui verranno generati anche se la rete di distribuzione sara’ razionalizzata, a partire dall’unificazione delle piattaforme dei marchi Lancia e Chrysler. Quanto ai soldi dei contribuenti americani, Marchionne ha assicurato che non prendera’ “un altro solo dollaro dalle loro tasche”. Se l’ardua impresa dovesse riuscirgli si tratterebbe del piu’ imponente salvataggio della storia dell’auto ma il suo artefice e’ certo di non montarsi la testa. “Continuerei ad usare sempre lo stesso maglione”, ha concluso prima di congedarsi dalla platea e dirigersi verso la sua Fiat 500 Abarth.

Ultima modifica: 16 Novembre 2017