La ricerca di alternative al petrolio come fonte combustibile alimenta una ricerca sempre in costante fermento per quanto riguarda le nuove soluzioni.
In una parola: biocombustibile, letteralmente una forma di alimentazione pulita e biologica. Negli ultimi anni la ricerca di soluzioni per contrastare il dato allarmante della fine possibile delle risorse petrolifere è stata particolarmente in moto, spronata anche dall’allarmante situazione dell’aria presente sulla Terra. I dati allarmanti riguardo all’inquinamento presente in ogni angolo del globo danno molto da pensare su un futuro non troppo lontano dove uno scenario tragico è una delle probabilità.
E’ inutile negarlo, le auto e i mezzi di locomozione in generale hanno regalato nel corso della storia indipendenza e motorietà a miliardi di persone ma il prezzo da pagare sta diventando davvero alto: le emissioni gassose dei veicoli sono la causa maggiore di inquinamento presente sul nostro pianeta e non si può di certo negare.
Da qui un movimento immane di studi e ricerche per tentare di trovare quelle che possono essere le soluzioni alternative alle tradizionali forme di combustibile derivanti dal petrolio (benzina, gasolio e GPL).
Una delle soluzioni maggiormente accreditate negli ultimi anni vede il cosiddetto biocombustibile come una delle alternative possibili al ‘vecchio’ petrolio, anche se è più corretto parlare di più forme di biocombustibili. Vediamone qualcuna.
Cosa è un biocombustibile?
Un biocombustibile non è altro che una fonte naturale e rinnovabile mediante il quale asservire a quelle che sono le funzioni tradizionalmente affidate ai derivati del petrolio. Perché questo? Ci sono due motivazioni principali: 1) il petrolio è una fonte energetica non rinnovabile, quindi destinata a esaurirsi nel corso del tempo; 2) il petrolio e i suoi derivati sono fortemente inquinanti e minano in maniera sempre più massiccia a quella che è la salute del nostro pianeta.
In realtà non esiste solamente un biocombustibile, ma diverse soluzioni che la ricerca ha sperimentato negli ultimi anni.
Una delle prime sperimentazioni si è avuta qualche decennio fa, si è trovata una forma alternativa e molto meno inquinante di alimentazione per i motori a gasolio. Oggetto di non poche polemiche, si scoprì che l’olio di colza, un comunissimo olio utilizzato in tutto il mondo per condire insalate, poteva benissimo sostituire il gasolio tradizionale nell’alimentazione dei motori diesel. Il tutto con una economica modifica al sistema di alimentazione.
Le polemiche riguardo a questa scoperta sono state diverse, sia per quello che riguarda il livello di inquinamento dell’olio vegetale, che comunque bruciando non era bassissimo, sia per quello che riguarda il regime fiscale (vi è in ogni caso una forma velata di evasione fiscale, riguardo le accise presenti sui carburanti in Italia).
Una fonte molto accreditata di biocombustibile che si presume possa prendere campo negli anni a venire è l’idrogeno. L’idea è molto semplice: l’idrogeno si ottiene scindendo le molecole di acqua, elemento presente in abbondanza sulla Terra (purtroppo non in maniera omogenea..). Si è provato come le auto alimentate a idrogeno possano circolare, percorrendo molti km per ogni litro e con un livello di inquinamento pari a zero.
Forme più radicali di studi hanno visto la possibilità di alimentazione alternativa nei rifiuti umani, sia corporei (è stato sperimentato come ricavare biocombustibile dalle feci umane) sia come scarti alimentari (studi hanno provato come sia possibile ricavare carburante pulito e non inquinante dall’immondizia), che comporterebbe anche una attenuazione del problema crescente della gestione dei rifiuti sul pianeta.
Un’altra forma di carburante alternativa si può ottenere dal legno o dalla segatura di legno, un materiale che può essere costantemente rinnovato, eliminerebbe il problema della esauribilità del petrolio ma riguardo all’inquinamento c’è da fare delle precisazioni.
Il legno o la segatura di legno, o i suoi scarti possono essere riciclati benissimo come biocarburante con il solo lato negativo che il livello di inquinamento derivante dalla combustione del legno non è decisamente pari a zero.
Cause della scarsità dei biocombustibili
Ma perché se i biocombustibili sono accreditati come la vera alternativa del futuro, pulita e economica non sono riusciti a diventare ancora una realtà consolidata? Ci sono delle ragioni specifiche.
Innanzitutto i costi delle ricerche. Un progetto di studio, specie se a questi livelli e su questi temi, necessita di risorse ingenti per essere messo in atto e per ottenere dei risultati concreti. Fino ad ora le risorse destinate a studi importanti sono state molto poche un po’ in tutto il mondo.
Non minori delle motivazioni di cui sopra le necessità economiche necessarie alla produzione di quantità di biocombustibili che possano soddisfare le necessità terrestri.
Ultima, ma non meno importante, motivazione è la mancanza di una voce unica, di una alternativa vera, perché si assiste più che altro alla presenza di numerose alternative a farsi un po’ di concorrenza.
Impatto ambientale dei biocombustibili
Il tema dell’impatto ambientale è una questione abbastanza spinosa. In generale si può affermare che i biocombustibili nascono e vengono studiati allo scopo di ottenere un impatto ambientale pari a zero, ma non è sempre così.
Si accennava all’alternativa possibile riguardo all’utilizzo del legno o dei suoi scarti come carburante. In questo caso l’impatto ambientale non è esattamente pari a zero, ma si è puntato tutto sulla grande componente di rinnovabilità che questo materiale possiede.
Una delle fonti più accreditate degli ultimi anni è sicuramente quella elettrica. Per quello che riguarda le emissioni di un veicolo alimentato elettricamente si tratta di emissioni zero, ma la produzione dell’elettricità, se realizzata con metodi tradizionali, comporta una qualche forma di forte impatto ambientale.
Cosa sono i biocombustibili di seconda generazione?
Si tratta di combustibili che creano un’alternativa diretta a benzina, gasolio e GPL.
Nel caso della benzina il sostituto diretto è il bioetanolo, che si ottiene dal mais e dalla barbabietola. Nel caso del gasolio il biocarburante di riferimento come seconda generazione è il biodiesel, prodotto dagli oli di colza, mais o palma. Nel caso del GPL si crea l’alternativa bio con il biogas purificato.
Incentivi per i biocombustibili
Le forme di incentivazione per avviare un processo di passaggio ai biocarburanti di seconda generazione è stato via via promosso attraverso agevolazione sulle modifiche dei mezzi e sul prezzo del carburante in sé. Il problema rimangono sempre le risorse disponibili limitate.
Ultima modifica: 13 Ottobre 2017