Alfa Romeo Stelvio, prova su strada: pregi e difetti | VIDEO

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Alfa Romeo Stelvio, un nome che per tutto il 2017 è stato sulla bocca degli appassionati. Alfisti e non: il primo SUV del Biscione ha certamente fatto voltare la testa a molti. E fatto alzare il cappello a qualcuno, come faceva Henry Ford davanti alle Alfa.

Ma come va davvero la Stelvio su strada? Quali sono i pregi e i difetti? E’ davvero all’altezza delle tedesche, Audi Q5, BMW X3 e Mercedes GLC?

Stelvio è un modello cruciale, deve prendere il posto anche della Giulia Sportwagon, che mai sarà prodotta, o l’eredità dell’Alfa 159 Sportwagon. Chiamata ad una sfida globale, in tutti i sensi. Nei mercati fuori dall’Italia, ma anche per “coprire” una gamma di cui Alfa Romeo non dispone.

Il tutto, mantenendo il ritrovato DNA sportivo del Biscione e rilanciando su tecnologia e qualità.

Di carne al fuoco ce n’è parecchia. A otto mesi dall’arrivo sul mercato e dopo averla a lungo testata, ecco un primo responso. Stiamo parlando della Stelvio 2.2 Turbodiesel da 210 cavalli, dotata di trazione integrale Q4 e del cambio automatico a otto marce.

Il top di gamma per le motorizzazioni a gasolio. Il prezzo è intorno alla soglia dei 50mila euro.

Al primo approccio la Stelvio mostra il plus rispetto alla Giulia: lo spazio. In questo è un vero SUV, con un bagagliaio adeguato (525 litri), soprattutto ben sfruttabile. L’abitabilità a bordo è ottima per quattro persone, meno per cinque adulti: la posizione di guida è buona.

La plancia si presenta più lineare rispetto alla Giulia, adatta all’indole più da granturismo che da sportiva pura.

Anche la visibilità è buona, nonostante le dimensioni e gli ingombri: 4,68 metri di lunghezza e 1,90 di larghezza non sono pochi. I sensori, anteriori e posteriori aiutano sempre. La qualità degli interni: plancia e bagagliaio sono ben rifiniti, i materiali sono all’altezza delle aspettative.

Ci si trova a proprio agio: bello il volante con il pulsante di accensione (come Giulia) in stile Ferrari. Fascinose le palette in alluminio, optional da 300 euro che rendono molto più coinvolgente l’atmosfera.

Cosa manca? Due chicche su tutte. Android Auto e Apple CarPlay, che arriveranno a inizio 2018 e i fari a LED, che avrebbero dato più personalità a uno “sguardo” già molto intrigante.

Per qualcuno possono essere pecche superficiali, per qualcun altro questioni decisive. Sta di fatto che a questo livello, preferenze a parte, dovrebbero sempre essere a listino. Da subito.

Altra manchevolezza: l’assemblaggio della carrozzeria è abbastanza preciso ma non irreprensibile (come in Audi, ad esempio) al pari anche della verniciatura. Qui Alfa insegue ancora.

Anche il sistema multimediale, pure Alfa Connect Nav 8.8’’, il top offerto, non rivaleggia col meglio della concorrenza, ma la “rotella” di comando e gli altri dispositivi sono intuitivi e facili da usare.

Su strada la musica cambia. Abbiamo usato la Stelvio in ogni situazione. Autostrada, città, strade statali, sterrato (leggero), traffico e quiete. In ogni situazione il SUV di Alfa ha regalato, a seconda degli scenari un piacere, o una facilità di guida, sconosciuta a qualunque rivale.

Una vettura di quasi 1700 kg che scatta come una sportiva di razza (0-100 in 6″6), dotata di una ripresa poderosa. Il cambio automatico ZF a otto marce è semplicemente spettacolare. Docile quando serve, deciso se si cambia passo.

Il selettore delle modalità di guida – Dynamic, Normal e Advanced Efficency – permette di avere sempre un’anima adatta, alle proprie voglie e anche alla situazione che si affronta.

Il 2.2 diesel non canta come un V6, ma con 470 Nm di coppia da 1750 giri, è sempre in tiro. E ci ha permesso consumi reali di 15 km/litro, ottimi per la categoria. Il punto di forza della Stelvio, che ha una frenata potente, è la grande sportività nel comportamento.

Non è un’auto piatta come una roadster, uno sport utility non può esserlo. Ma non tradisce mai, avendo sempre le risorse per esaltare.

L’accoppiata sospensioni-sterzo è eccellente, la Stelvio rolla un minimo (altrimenti non avrebbe comfort) ma non esce mai dalla direzione scelta. E’ sui binari, come nessun altro SUV.

L’ottimo cambio ZF a otto marce

Il sistema Q4 fa tutto da solo, gestito elettronicamente. In condizioni normali, si comporta da trazione posteriore. Quando si perde aderenza dietro, la scatola di rinvio ottimizza la trazione sugli assi, spostando fino al 60% della coppia all’anteriore.

Il complesso, favorito da una ottima distribuzione dei pesi (52% davanti, 48% dietro) regala un comportamento ideale. In sintesi l’Alfa Stelvio è sempre efficace: non stanca alla guida, perché è un’auto semplice da portare.

Ma diverte come nessun’altra della sua categoria grazie a agilità, stabilità e a una tenuta di strada eccellenti.

Promossa o bocciata? Posto che la perfezione non è di questo mondo, la Stelvio, pur ereditando il salto qualitativo della Giulia, non è un’auto completa sotto tutti gli aspetti come qualche concorrente: la BMW X3, ad esempio.

Ma non ha rivali, perché offre le doti di spaziosità e comfort di un SUV abbinate a prestazioni e agilità nettamente superiori a qualsiasi vettura della sua categoria.

Pregi e difetti

+ Comportamento stradale da sportiva. E’ un SUV senza pari in questo. Divertente sul misto.

+ Capiente, comoda per anche per i lunghi tragitti. Guidabile dal neofita come dall’esperto.

+ La sintonia tra cambio automatico, diesel da 210 cavalli, trazione integrale Q4 è eccezionale.

La dotazione a richiesta e l’infotainment non sono all’altezza della concorrenza tedesca.

La qualità generale è buona, ma non esente da qualche sbavatura nei dettagli.

 

Ultima modifica: 18 Marzo 2019

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