La crisi dei microchip: una sfida per l’industria automobilistica

La pandemia da COVID-19 ha causato numerosi problemi all’industria automobilistica, tra cui una grave carenza di microchip, meglio noti come semiconduttori. Questi piccoli componenti elettronici sono essenziali per il funzionamento di una vasta gamma di sistemi all’interno di un’auto moderna, dalla gestione del motore alla sicurezza avanzata. Basti pensare che ogni vettura può contenere dai 3.000 ai 5.000 microchip.

La crisi che ha colpito questo piccolo ma fondamentale componente per auto sta diventando sempre più critica e sta creando una serie di problemi alle case automobilistiche di tutto il mondo. Non ha migliorato la situazione la crisi energetica e l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

 

Dal principio alle conseguenze

La crisi dei microchip ha avuto inizio con l’avanzare del COVID-19, con la domanda di tecnologia informatica che è aumentata considerevolmente nel corso degli ultimi anni, poiché, ad esempio, molti lavoratori hanno iniziato a lavorare da casa e la richiesta di prodotti tecnologici è cresciuta esponenzialmente.

Ciò ha creato una carenza di semiconduttori, che vengono utilizzati in molti settori diversi, tra cui quello automobilistico. I microchip sono necessari per alimentare la maggior parte dei sistemi elettronici delle automobili moderne, tra cui i sistemi di navigazione, i controlli di stabilità, i sensori di parcheggio e molte altre funzionalità. Senza di essi, le automobili non possono funzionare correttamente e le case automobilistiche hanno difficoltà a produrre abbastanza veicoli per soddisfare la domanda.

Le conseguenze della crisi dei microchip per auto sono dunque molteplici e colpiscono non solo un singolo reparto dell’industria automobilistica, ma l’intera filiera. I produttori di auto hanno dovuto ridurre la produzione a causa della mancanza di semiconduttori, con alcuni grandi costruttori che hanno annunciato la chiusura di alcune fabbriche.

Ciò ha comportato una diminuzione dell’offerta di auto sul mercato e, di conseguenza, l’aumento del prezzo dei veicoli disponibili. Inoltre, i concessionari hanno dovuto affrontare una riduzione delle loro scorte, con l’impossibilità di soddisfare la domanda dei clienti.

La crisi dei microchip, inoltre, è responsabile anche dei problemi che affliggono i lavoratori del settore. Molti dipendenti sono stati costretti a lavorare a turni ridotti o a essere licenziati a causa della diminuzione della produzione. Infine, troviamo gli stessi fornitori di componenti dell’auto, con molte aziende che dipendono dai microchip per la produzione di parti essenziali per i veicoli.

L’evolversi della situazione

In seguito alla crisi, quasi la totalità delle case automobilistiche stanno facendo i conti con una ristrettezza economica dovuta alla diminuzione delle vendite e dei profitti. Ad esempio, Ford ha annunciato che la mancanza di microchip, nel 2021, gli è costa circa 2,5 miliardi di dollari, mentre General Motors ha dichiarato che la mancanza di semiconduttori l’ha costretta a ridurre la produzione di automobili di 1,5 milioni di unità nello scorso anno.

Secondo gli esperti del settore, la situazione potrebbe migliorare dato che il fondo è stato già toccato, come dimostra la diminuzione nella produzione di circa 5 milioni di unità ad inizio 2022. Ciò che invece difficilmente tornerà ai livelli pre pandemia sono i prezzi delle automobili.

In conclusione, la domanda ha superato l’offerta, molte case automobilistiche hanno aumentato il costo finale al cliente per cercare di compensare la mancanza di profitti, senza tralasciare i tempi biblici che occorrono per la consegna, dagli 8-9 mesi per una citycar fino ai 18 mesi per i modelli più ricercati. È questo lo scenario globale del mercato automobilistico, in attesa che la situazione geopolitica migliori.

Ultima modifica: 14 Aprile 2023