«Gas, riaprire i pozzi adriatici»

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«Basterebbero bassi investimenti privati per raddoppiare in Emilia-Romagna e in Adriatico la produzione di gas metano: il ‘risveglio’ dei pozzi già autorizzati o con iter avviato conferma la portata di questa grande opportunità per l’industria locale. Sarebbe un rilancio auspicato, che potrebbe portare l’attuale produzione regionale da 800 milioni a 1,6 miliardi di metri cubi di gas naturale», dice Roberto Bozzi presidente di Confindustria Romagna, che ieri è tornata a chiedere lo sblocco delle estrazioni.

«Occorre quanto prima sprigionare questo potenziale e la sua ricaduta importantissima per imprese e cittadini: in ballo non ci sono solo professionalità e tecnologie riconosciute e stimate a livello mondiale, ma anche impatti positivi sulle bollette, che allevierebbero il peso dei costi dell’energia industriale e familiare».

L’utilizzo di nuove tecnologie sarebbe il primo passo verso il ritorno alla produzione di gas nazionale, utilizzando gli impianti attualmente esistenti. Gli 800 milioni di mc estratti in Emilia Romagna hanno un alto impatto sulla produzione attuale nazionale, che è di circa 3,5 miliardi di mc, stima 2021.

«L’industria della ceramica e quella metallurgica, i poli chimici, tutte le attività energivore stanno mettendo a serio rischio le loro attività a causa del prezzo incontrollato del gas a livello mondiale. Dobbiamo estrarre in Adriatico per abbassare l’import e i costi per famiglie e imprese», ha commentato ieri Federmanager Bologna, Ravenna, Ferrara.

«La nostra produzione potrebbe essere di 13 miliardi di metri cubi l’anno in più», spiega Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia: «Il prezzo del metano oggi sul mercato è di 0,8 euro per metro cubo, 8 volte la media del 2020. Significa che lasciamo sottoterra 10,4 miliardi di euro e diamo soldi serenamente sotto forma di pagamenti a Russia, Norvegia, Libia, Algeria, Azerbaijan e Qatar».

Un problema nazionale

«Sottoscrivo in pieno le parole di Confindustria Romagna – dice Oscar Guerra, amministratore delegato di Rosetti Marino, azienda leader nel settore della costruzione di impianti per oil&gas e rinnovabili – quello che prima era solo un problema del distretto energetico ravennate ora è un problema nazionale. E adesso servono risposte».

In primavera dovrebbe finalmente arrivare il Pitesai, il piano che definisce le aree dove sono possibili le estrazioni «e quello sarà decisivo, perché per raggiungere una quantità di gas che possa avere un peso in termini di riduzioni di costi per gli italiani, occorrono anche nuove piattaforme» fa notare Franco Nanni, presidente del Roca.

Lorenzo Tazzari

Ultima modifica: 12 Gennaio 2022