Guai a toocargli la sua Fiat 128, due porte, colore verde. A Washington viaggiava solo con quella. Lui era Ben Bradlee, direttore per 26 anni del Washington Post, l’uomo che fece dimettere nel ’74 il presidente Nixon dopo aver scoperchiato lo scandalo Watergate grazie ai suoi giornalisti e dando molto fastidio al potere prima ancora, nel ’71, pubblicando i Pentagon Papers, cioè tutti i segreti inconfessabili delle guerre combattute dagli Stati Uniti negli ultimi vent’anni.
Quest’ultima storia è la trama del film «The Post» con Tom Hanks e Maryl Streep regia di Steven Spielberg, candidato a due premi Oscar. Nella pellicola, proprio in questo momento nei cinema di tutto il mondo, nulla è lasciato al caso, tantomeno la Fiat 128 che Bradlee guidava ogni giorno. Si vede più volte, soprattutto di notte quando il direttore tornava a casa. La guidava lui, non volendo né autisti né auto blindate ma solo la sua 128 Sedan, il nome americano del modello.
Spielberg ne ha cercata una in lungo e in largo negli Stati Uniti trovandola a Fleetwood, in Pennsylvania. Avevano un modello del ’76 ma poi la carrozzeria Stitzer di John Hendricks l’ha riportata alla versione ’71, esattamente il primo anno di esportazione della 128 negli States, quando la comprò il direttore del Post. Ed ecco che Tom Hanks, che interpreta il direttore, è alla guida della macchina italiana per eccellenza. Come amava fare Ben Bradlee (deceduto nel 2014 all’età di 93 anni).
Ma in fatto di gente famosa, la Fiat toccò le corde giuste negli anni ’80 anche al cuore di Barak Obama futuro presidente degli Stati Uniti . Che disse in più occasioni: «Quando ero studente di legge giravo con una Fiat Strada rossa a tre porte». Che è il nome americano della Fiat Ritmo. Un successo planetario uscita nel 1978 con una buona penetrazione anche negli Stati Uniti tanto che Obama, al momento di affidare a Marchionne il destino della Chrysler gli ricordò che lui si fidava delle auto italiane da vecchia data. Non solo lui.
Alfa forever
Fidel Castro nel 1968 acquistò un’Alfa Romeo 1750 e c’è una famosa foto che lo ritrae seduto sul cofano. Gli piacque così tanto che ne fece arrivare altre 50 per i dirigenti del partito e di governo.
E se si parla di rivoluzionari, il Laureato del 1967 col giovane Dustin Hoffman che esplora sentimenti e voglia di futuro significa parlare di Alfa Romeo Duetto, di colore rosso. Con cui Hoffman attraversa la California. Rimanendo senza benzina nell’ultimo tratto di strada prima di arrivare in chiesa dove si era appena sposata l’amata che poi fuggirà con lui a bordo di un bus.
Dopo quel film, le Alfa Romeo Duetto ebbero un successo strepitoso negli States. Ne arrivarono migliaia, diventate improvvisamente il sogno dei giovani americani attratti dalla linea di Pininfarina. Il Duetto divenne protagonista di altri 200 film in tutto il mondo. Potenza del cinema, dell’Alfa o delle musiche di Paul Simon? Ai lettori la scelta .
Roberto Damiani
Ultima modifica: 28 Febbraio 2018