L’imminente uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, la cosiddetta Brexit, sta suscitando non pochi timori nel mondo dell’industria automobilistica. Una delle più recenti espressioni di questo stato d’animo arriva da Steven Armstrong, CEO di Ford Europe. In un’intervista alla BBC, il manager ha affermato che se non dovessero andare in porto accordi commerciali “riparatori” prima del 29 marzo 2019 (data ufficiale dell’uscita dalla Comunità Europea), Ford sarà costretta a “pensare a una nuova futura strategia di investimento per il Regno Unito”.
Ford non produce più automobili in Gran Bretagna dal 2002, ma sul suolo di Sua Maestà realizza ancora motori e parti di ricambio, che, al momento, vengono distribuiti in lungo e in largo in Europa secondo la regola del “just in time”, ossia in modo veloce ed efficiente in termini di tempo e costi. Questo sistema potrebbe saltare con la possibile imposizione di dazi e controlli doganali alle frontiere.
“Tutto ciò”, ha affermato Armstrong, “comporterebbe un notevole dispendio di denaro nella nostra attività. Ci farebbe certamente riflettere su un cambio di strategia di investimento”.
Del resto, come già accennato, Ford non è l’unica casa automobilistica a far emergere possibili problematiche rispetto alla Brexit. Lo abbiamo visto con BMW o Jaguar Land-Rover, per esempio, le quali si sono dette pronte a ridiscutere le proprie scelte di investimenti.
Ultima modifica: 17 Ottobre 2018