Il Dieselgate investe di nuovo Volkswagen, in uno dei momenti peggiori per l’automotive, colpito dal tracollo delle vendite a causa della crisi post Covid-19.
Il primo gruppo mondiale, con 11 milioni di auto vendute nel 2019, dovrà rimborsare i clienti che hanno acquistato una vettura a motore diesel con la centralina per le emissioni ’truccata’, in base alla sentenza della Corte suprema di Karlsruhe, corrispondente alla nostra Corte di Cassazione.
La minaccia di 60.000 cause
Sul colosso dell’automotive pende adesso la spada di Damocle di 60mila cause, cui la sentenza ha aperto la strada. La sentenza si riferisce a un ‘caso pilota’, derivato dalla denuncia di un pensionato della Renania Palatinato, che nel 2014 acquistò una VW Sharan usata per 31.500 euro e dotata di un motore diesel EA 189, il tipo al centro dello scandalo dei gas di scarico.
Il pensionato ha chiesto il rimborso di quanto pagato per la vettura e la corte di Coblenza gli ha riconosciuto un risarcimento di 25.600 euro. Sottraendo alla cifra complessiva l’ipotetico deprezzamento legato all’utilizzo.
VW ha fatto ricorso, ma ora è arrivata la sentenza definitiva. «Nella sostanza abbiamo confermato la sentenza del tribunale di Coblenza». Ha spiegato il presidente della Corte di Karlsruhe, Stephan Seiters.
La Corte suprema ha in calendario per luglio altri tre procedimenti per casi legati al Dieselgate. E non saranno gli ultimi. Volkswagen ha già trovato intese extragiudiziali con circa 235mila clienti tedeschi. Per un ammontare di 750 milioni di euro.
La soluzione con accordi extragiudiziali?
E ora, con un comunicato, il gruppo spiega che Wolfsburg «proporrà » accordi extragiudiziali per risolvere «gran parte dei 60.000 casi individuali attualmente pendenti».
Lo scandalo delle emissioni truccate, risalente al 2015, è finora costato a Volkswagen oltre 30 miliardi in danni e multe, soprattutto negli Usa, dove per la prima volta venne scoperto il software che permetteva di abbassare le emissioni nocive durante i controlli delle autorità ambientali.
Negli Usa alle auto coinvolte è stato imposto un divieto di circolazione. Le autorità europee non hanno emesso divieti. Ma hanno obbligato la casa produttrice ad aggiornare il software di controllo.
Con la crisi causata dal lockdown si è acceso, in tutta Europa, il dibattito sulla concessione di aiuti di Stato all’industria dell’auto. Le richieste di risarcimento aggiungeranno pressioni sul settore.
Elena Comelli
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Ultima modifica: 26 Maggio 2020