Ultima offerta Cdp per Autostrade e il titolo s’impenna

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Dopo mesi di tentennamenti, siamo alla svolta sul dossier Autostrade, con l’ultima offerta in arrivo dalla cordata guidata da Cassa Depositi e Prestiti (CDP), in consorzio con Balckstone e Macquarie, nei confronti della holding Atlantia per l’acquisizione dell’88% di Aspi.

Piazza Affari scommette su un’offerta migliorativa, tanto che il titolo Atlantia ieri ha guadagnato il 4,88%, ma alla fine il cda di Cdp da cui dovrà uscire l’offerta è stato aggiornato a oggi.

In parallelo, ha preso il volo anche il titolo Astm (+27,6%), che in Italia controlla circa 1.420 chilometri di autostrade, tra cui la Torino-Milano e l’Autostrada dei Fiori, sull’onda dell’Opa da 1,7 miliardi lanciata dalla famiglia Gavio assieme al fondo Ardian, con l’obiettivo del delisting.

Per Autostrade per l’Italia, siamo alla vigilia di un ritorno sotto il controllo pubblico, dopo sette mesi di rinvii sul prezzo da mettere sul tavolo. Atlantia ha già respinto due proposte e ora aspetta quella vincolante per esaminarla venerdì in un cda della holding che fa capo alla famiglia Benetton.

Le due offerte precedenti valutavano Aspi tra 8,5 e 9,5 miliardi, meno di quanto si aspetta Atlantia, che punta a una valutazione tra 11 e 12 miliardi.

Gli altri dettagli della trattativa con Cdp sono definiti da tempo.

Come già emerso, Cdp dovrebbe essere l’azionista di maggioranza della nuova compagine di Aspi, col resto diviso equamente tra i due fondi, ma la possibilità per la Cassa di salire successivamente al 51%.

Previste novità invece sulla modalità di pagamento: la cordata Cdp sarebbe pronta a pagare cash una cifra intorno al 75% del prezzo, con il resto dilazionato in 3 anni, ma per la certezza è necessario attendere il via libera del Piano economico e finanziario: i Cinquestelle sono sempre stati contrari al fatto che Cdp facesse un’offerta senza conoscere i termini del Piano tariffario.

Considerato che per la sua approvazione sono necessari tra i 4 e i 6 mesi, viene subito da pensare che i tempi saranno estremamente lunghi. Anche perchè, non va dimenticato, è ancora in corso l’indagine avviata dalla Ue, aperta come procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per la modifica unilaterale delle concessioni fatta col Milleproroghe 2019.

Elena Comelli

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Ultima modifica: 23 Febbraio 2021