Tasse auto, le associazioni del settore automotive fanno scudo contro la Bonus Malus. Riportiamo il condivisibile comunicato.
Le principali Associazioni del settore (ANFIA, FEDERAUTO e UNRAE), rinnovano al Governo la richiesta di eliminazione dalla manovra di bilancio di ogni ulteriore gravame fiscale a carico degli automobilisti. I quali sono già enormemente vessati.
I primi a farne i conti sarebbero i cittadini virtuosi che acquistano una nuova vettura, che in ogni caso inquinerà meno di una “vecchia”, il mercato dell’auto subirà una pesante flessione, con conseguenze per l’occupazione e per le entrate dello Stato: meno veicoli venduti corrispondono a meno imposte incassate. Ricordiamo che nel 2017 la contribuzione derivante dall’acquisto dei veicoli (versamento IVA e IPT), è stata di 9,4 miliardi di Euro.
Evidenziamo nuovamente che, essendo la norma tarata sulla CO2, un climalterante e non un inquinante, non appare corretto parlare di “politiche per il miglioramento della qualità dell’aria” che hanno come obiettivo la riduzione di smog, inquinamento e polveri sottili. In termini ambientali, non vi sarebbero particolari effetti positivi. Perché nelle strade italiane continuerebbero a circolare veicoli con oltre 20 anni di età, mentre si tasserebbero, disincentivandone l’acquisto, veicoli di ultima generazione con prestazioni ambientali superiori alla media del parco circolante.
La misura quindi sarebbe inefficace e impatterebbe su vetture del segmento premium, già assoggettate al superbollo. E del segmento medio, mono-volumi e multi-spazio. Ovvero quelle usate dalle famiglie italiane e dai piccoli operatori economici.
Pur ritenendo positivo un incentivo strutturale pluriennale (bonus) all’acquisto dei veicoli a basse emissioni nell’ottica della neutralità tecnologica ed avendo avanzato proposte concrete a sostegno di tali misure, ribadiamo la totale contrarietà del settore ad ogni previsione legislativa relativa a un aggravio di costi (malus) per chi acquista un nuovo veicolo di ultima generazione.
Ancora una volta, chiediamo che la misura venga ripensata, insieme agli operatori del settore. E posticipata al 2020, in coerenza con il timing dei nuovi obiettivi europei. Per far sì che siano calibrati al meglio anche gli effetti sul mercato. E sulla produzione industriale.
Memento: non ripetere il disastro dell’ottuso superbollo
L’auspicio è che il Governo “del cambiamento” non si uniformi a misure vecchio stampo come il superbollo. Che ha ampiamente dimostrato il suo fallimento
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Ultima modifica: 18 Dicembre 2018