La mucca preferita dall’erario sta perdendo la pazienza. L’efficace immagine, fornita in conferenza stampa dal presidente di Federauto, Adolfo De Stefani Cosentino, fotografa in modo perfetto la situazione.
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I concessionari d’auto stanno per riaprire i loro saloni ma fino ad oggi hanno trovato soltanto la solidarietà di alcune case costruttrici. Con Mercedes, Volvo e Toyota in prima fila.
Lo Stato, investito del problema dal mondo dell’automotive (finalmente riunito nell’emergenza Coronavirus), per ora non ha mosso palla. Non ha dato alcuna risposta. Dimenticando che questo settore vitale dell’economia italiana è anche una straordinaria risorsa per il fisco.
Mercato auto laciato crisi = Stato con le tasche vuote
Se le vendite di auto dovessero scendere, come si ipotizza negli scenari peggiori, a 1 milione e 300 mila unità annue, l’Erario incasserebbe 10 miliardi di euro in meno.
SOS dell’auto: ecco dove lo Stato potrebbe aiutare
Ecco perchè è necessario dare un rapido riscontro alle istanze dell’automotive che non ha richiesto denaro a fondo perduto per pagare gli stipendi. Ma una serie di normative e misure fiscali che sono essenziali per tenere in piedi il comparto.
L’allargamento degli incentivi alle auto con emissioni fra i 71 e i 95 g/km, a prescindere dal tipo di motorizzazione, sarebbe un provvedimento concreto e realistico. Come un contributo per la vendita di auto già presenti dentro i Saloni prima dello storico blocco.
E infine la piena detraibilità dell’Iva, come avviene nei principali paesi europei, per favorire l’uso professionale delle vetture da parte di enti e società . Non sono richieste folli, ma un salvagente da lanciare in fretta per salvare il mondo dell’auto e tutelare le casse dello Stato.
Giuseppe Tassi
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Ultima modifica: 5 Maggio 2020