Schumacher jr, c’è un sogno Ferrari per lui

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E sono appunto passati trentasei mesi da quel pomeriggio fatalmente indimenticabile: la prima confusa notizia rimbalzata dalle Alpi francesi, l’incredulità che piano piano si trasformava in sgomento, la sensazione improvvisa che qualcosa di spaventoso fosse precipitato sul Campionissimo della Formula Uno, sette titoli mondiali e 91 Gran Premi vinti, un idolo per milioni e milioni di ferraristi, una leggenda per chiunque abbia coltivato un minimo interesse per le imprese dei Cavalieri del Rischio.

Tre anni dopo, sappiamo soltanto ciò che non sappiamo. Michael Schumacher è rinchiuso nel castello di famiglia, in Svizzera. Un esercito di medici e paramedici si incarica di seguirne quotidianamente la lotta impossibile contro un nemico crudele. Nell’unica comunicazione ufficiale rilasciata dai medici di Grenoble alla fine del 2013, stringatamente si parlava di ‘lesioni cerebrali sparse’: un invito implicito a non coltivare illusioni.

La famiglia di Michael, stoicamente, non ha mollato mai. Ha scelto il riserbo come codice comportamentale, chiedendo a tutti di arrestarsi sulla soglia del tormento privato. Anche recentemente gli avvocati di Corinna, la moglie, sono stati costretti a minacciare una azione legale contro un individuo strano strano, un presunto paparazzo. Costui stava offrendo a destra e a manca una fotografia del Campionissimo. Compenso richiesto: un milione di euro.

La storia inquietante di una agonia senza fine, del resto, è piena di episodi lugubri. Finì in galera un infermiere che aveva sottratto cartelle cliniche secretate: si seppe poi che si era suicidato in carcere. Nemmeno è mancato il caso di una rivista tedesca pronta ad annunciare che Schumi era sulla via della guarigione, in grado di riconoscere persone e addirittura camminare con l’aiuto di un bastone. Purtroppo è tutto falso, disse in una aula di tribunale l’avvocato di famiglia. Perché non si scappa: la notorietà del protagonista è tale da alimentare una curiosità illimitata. Moglie e figli tacciono ed è un loro diritto e fanno bene, ma il silenzio moltiplica le allusioni, le indiscrezioni, le speculazioni, le bugie.

Nella realtà di una residenza trasformata in ospedale personale, Michael Schumacher non ha mai recuperato, fin qui, la piena percezione di se stesso. E’ vivo, respira, viene alimentato: ma al massimo comunica con movimenti degli occhi e nessuno sa se davvero stia tentando di dire qualcosa.

In questo mare di dolore, anche per chi come me ha raccontato dall’inizio alla fine una carriera mitica, le sole certezze riguardano l’impegno eroico della signora Corinna e il percorso sul quale sta camminando Mick, il figlio. La moglie prima di Natale ha garantito il suo pieno supporto alle famiglie che vivono una situazione analoga alla sua, invitandole a non arrendersi mai e infatti ‘keep fighting’, continua a lottare, è lo slogan scelto per tutte le iniziative ufficiali legate al nome del Campionissimo.

Il ragazzo, invece, sta seguendo le orme di papà. Fa il pilota e possiede un talento non indifferente. L’ho visto correre in Formula Quattro, ancora non ha l’esperienza (farà 18 anni a marzo) ma imparerà. Nel 2017 parteciperà al campionato di Formula Tre con il team Prema, lo stesso che svezzato il baby canadese Stroll, a breve in pista nei Gran Premi con la Williams.

Schumacher junior è sui taccuini della Mercedes, ultimo team del genitore. Ed ha già visitato la sede della Ferrari, dove è stato accolto con affetto dai vecchi amici del padre. Dirà il tempo a cosa sia destinato il ragazzo: di sicuro, per chi ama i sogni, è bellissimo immaginarlo ai box, di rosso vestito, con il papà nei paraggi.

Ultima modifica: 8 Febbraio 2017