Mercato auto maggio 2020, il calo è ancora drammatico: –49,6%, ancora una Waterloo nell’indifferenza del Governo.
Questo nonostante la riapertura dei concessionari il 4 maggio. Precipitano tutti i canali: vanno giù del 35% i privati, del 69% il noleggio e del 57% le società.
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Per i dati diffusi oggi dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, a Maggio diminuiscono del 49,6% le immatricolazioni di autovetture, a 99.711 unità rispetto alle 197.881 dello stesso mese dello scorso anno, con una perdita di circa 98.000 unità.
Nel cumulato Gennaio-Maggio le immatricolazioni in meno diventano quindi quasi 460.000, da 910.872 a 451.366 unità, un tracollo del 50,4%.
Le parole di commenta Michele Crisci, Presidente dell’UNRAE, l’Associazione delle Case automobilistiche estere
“Il dato delle immatricolazioni di Maggio per la maggior parte consegne di ordini sottoscritti prima dell’inizio dell’emergenza da COVID-19, conferma la gravità della crisi senza precedenti che sta attraversando il settore auto.”
“Nonostante la riapertura a inizio Maggio dopo due mesi di chiusura completa – continua Crisci – il sistema della distribuzione auto resta attanagliato da una grave crisi di liquidità, appesantito da centinaia di migliaia di veicoli fermi nei piazzali e con le risorse messe a disposizione dal Decreto Liquidità ancora impigliate nella burocrazia e bloccate all’interno del sistema bancario.”
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“D’altra parte, la mera riapertura dei concessionari non basta a far ripartire la domanda, con famiglie e imprese prostrate dal crollo dell’attività economica e con un futuro quanto mai incerto e fosco. Testimonianza ne sono i dati raccolti a fine Maggio che parlano di un calo degli ordinativi di circa il 60% rispetto a Maggio dello scorso anno.”
L’indifferenza della classe politica
“Nell’assoluta, incomprensibile sordità e indifferenza della classe politica – prosegue Crisci – è sempre più grande il rischio di chiusura nei prossimi mesi di centinaia di imprese della filiera della distribuzione auto, che si accompagnerebbe drammaticamente alla scomparsa di decine di migliaia di posti di lavoro.”
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“E’ vieppiù urgente quindi la necessità di immediati e concreti provvedimenti – afferma il Presidente Crisci – che siano di efficace sostegno al settore auto, per la sua valenza strategica nazionale e il suo grande contributo all’economia, non solo in termini di generazione di valore e di occupazione, ma anche di gettito erariale (pari a circa 80 miliardi di Euro annui incluso tutto l’indotto), come pure per il ruolo ancora più centrale che avrà nella mobilità. E’ ancora utile sottolineare l’importanza della velocità di azione richiesta: i lavoratori e le loro famiglie, le imprese, l’intero settore auto e il Paese non possono aspettare i tempi dell’European Recovery Fund, ora presentato come la panacea di tutti i mali.”
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“Chiediamo ancora al governo – conclude il Presidente – l’adozione di un intervento “verticale”, con misure specifiche per il settore automotive, che includa un programma strutturale teso a facilitare il ricambio del vetusto parco circolante, pericoloso sia per l’ambiente sia per la sicurezza dei cittadini. Chiediamo un regime fiscale pari a quello degli altri paesi europei a partire dalla detrazione dell’IVA sulle auto aziendali al 100%. Chiediamo inoltre che il sistema bancario trovi forme e modi di accelerare l’erogazione alle imprese della filiera distributiva automotive delle sempre più vitali risorse rese disponibili dal Decreto Liquidità.”
L’analisi del CSP
Secondo una prima stima del Centro Studi Promotor la perdita di fatturato è stata di 8,3 miliardi a cui occorre aggiungere 1,8 miliardi di minor gettito Iva. E questo rischia di essere solo la punta di un iceberg perché, procedendo alla velocità dei primi cinque mesi dell’anno, le immatricolazioni a fine 2020 si collocherebbero a quota 950.000 con un calo di fatturato rispetto al 2019 di 17,4 miliardi e di gettito Iva di 3,8 miliardi.
E soprattutto i dati di maggio potrebbero essere la punta di un iceberg perché alle cifre che abbiamo citato bisognerebbe aggiungere anche dati molto negativi per i veicoli commerciali leggeri, per i veicoli industriali, per l’assistenza agli autoveicoli, per la produzione di auto e per la produzione di componentistica.
Le attese catastrofiche per l’auto rischiano di essere anche peggiori di quelle per il Pil che, secondo il governatore della Banca d’Italia, nel corso del 2020 potrebbe accusare un calo anche del 13% E’ del tutto evidente che il settore dell’auto ha assolutamente bisogno di una terapia d’urto e la soluzione possibile è l’adozione di incentivi alla rottamazione.
Tra l’altro su questo terreno – sostiene Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – l’Italia vanta un precedente importante. Quello del 1997 in cui la formula adottata per la prima campagna di incentivi alla rottamazione del nostro Paese determinò una crescita delle immatricolazioni nel 1997 del 38%, un incremento del Pil, certificato dalla Banca d’Italia, di 0,4% punti percentuali e a ciò si aggiunse che il provvedimento fu a costo zero perché l’onere degli incentivi per lo Stato fu più che ampiamente coperto dal maggior gettito Iva sulle auto vendute in più.
La beffa nel decreto rilancio
Il Decreto Rilancio, attualmente alle Camere per la conversione in legge, per il settore dell’auto ha previsto solo un cip per aumentare lo stanziamento a favore delle auto a basso impatto. E’ quindi assolutamente necessario che, in sede di conversione in legge, il testo del Decreto venga integrato con misure che prevedano un congruo incentivo per chi rottami un’auto di oltre 10 anni ed acquisti una vettura Euro 6. Il contributo al rilancio dell’economia sarebbe molto significativo e si aggiungerebbe a benefici altrettanto significativi in termini di qualità dell’aria e di sicurezza stradale.
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Ultima modifica: 4 Giugno 2020