Luca De Meo, direttore generale e presidente di Renault, è manager di successo. Di visione e di risultati.
Lo conferma una carriera iniziata proprio in Renault, passata per Toyota e poi nel Gruppo Fiat, toccando tutti i Marchi (Abarth, Alfa Romeo, Fiat e Lancia). Dal 2009 al 2019 in Volkswagen, con Audi e Seat, prima di tornare in Francia.
De Meo non si tira indietro, nonostante il drammatico inizio del 2020.
“La situazione di Renault al momento è complicata, non è quella che dovrebbe essere: ci vorranno mesi, se non anni per uscirne. L’Alleanza (con Nissan e Mitsubishi) ha perso 7,3 miliardi di euro nei primi sei mesi dell’anno. Circa 4,5 vengono da Nissan. Ma non è questo il punto. L’Alleanza ha dei punti di forza, che sfrutteremo. Ogni tanto si discute, ci si rinfaccia cose del passato, come nelle coppie navigate. Ma non rimpiangiamo la mancata fusione con FCA, l’Alleanza funziona“.
Qual’è la chiave della ripresa?
“Basta pensare ai numeri di vendita. Più che volumi dobbiamo fare margini di guadagno. Negli ultimi tre mesi la situazione è migliorata. Bisogna arrivare alla svolta“.
Come?
“Abbiamo le potenzialità. La piattaforma CMF-EV che abbiamo presentato la scorsa settimana per auto elettriche è una risposta alla offensiva a batterie del Gruppo Volkswagen. Le nostre ibride e ibride plug-in sono concorrenziali rispetto a quelle di Toyota. Sono la dimostrazione che per i prossimi dieci anni abbiamo materiale per confrontarci con i leader“.
Quando comincerà la rincorsa?
“A gennaio presenteremo un piano. La situazione non è facile. Ma la strada è quella buona. Anche con l’Alleanza con Nissan. La chiave sarà individuare 4/5 grossi processi sui quali unire le forze e sviluppare auto importanti“.
Uno di questi è quello anticipato dal prototipo Megane Evision
“Da quella piattaforma si possono realizzare auto elettriche lunghe da 4,2 a 4,7 metri. Quello è il passo, il Segmento C, quello più venduto in Europa, per le famiglie, ma anche per tutti gli altri che devono muoversi. Non dobbiamo pensare al mercato premium, salire tre ordini ci farebbe rompere il muso. Dobbiamo salire un gradino dai Segmenti A e B (citycar e utilitarie), dove fino ad oggi abbiamo fatto il 70% dei volumi, per avere più margini“.
Le piccole rimarranno?
“Certamente, con Twizy, Zoe e Dacia Spring, copriremo quello delle auto più piccole. Che diventeranno solo elettriche, ecco perché molti Costruttori le stanno abbandonando: abbassare le emissioni di CO2 su una citycar a benzina diventerà quasi impossibile dal 2025. Ma dovremo realizzare vetture elettriche compatte, sotto a Megane. Per avvicinare il mercato all’elettrico. Sarà importante realizzare piattaforme adatte anche per il car sharing: su questo abbiamo buone basi in Europa, anche nei servizi“.
Quando prevede il cambio epocale?
“Prima del 2035. Nel giro di qualche anno un powertrain elettrico avrà un prezzo prossimo di quello di un benzina o ibrido. Non sarà domani e forse nemmeno dopo domani, ma decisamente prima di 15 anni“.
Le ambizioni di gloria sono puntate su Alpine
“Non solo quelle. Portare il “Bleu de France” in Formula Uno, oltre che evocativo, fa parte di un piano. In Renault ci sono varie eccellenze nel motorismo di vertice, che ho pensato di unificare. Cyril Abiteboul (attuale team principal di Renault F1) sarà il responsabile del Marchio Alpine. Che avrà la F1 come riferimento per poter lanciare dei prodotti sul mercato. Con tutta la deferenza possibile come fa McLaren, o meglio Ferrari”.
Al lato opposto c’è Dacia
“E’ un fenomeno. Sono stato in Romania negli stabilimenti e sono rimasto impressionato. Auto accessibili che fanno margine. Spring, più che dignitoso come ruote alte elettrico cittadino, sarà un altro passo. Ma Dacia camminerà da sola, non sarà più una “sottomarca” di Renault. Diventerà un Marchio indipendente“.
Ultima modifica: 22 Ottobre 2020